Antonella Litta (ISDE): “Tutelare l’acqua per tutelare la salute e gli ecosistemi”

acqua - NON CE LA BEVIAMO

Di seguito la sintesi dell’intervento della dottoressa Antonella Litta dell’Associazione medici per l’ambiente – ISDE nell’ambito della iniziativa “ Acqua: bene comune o merce?” organizzata dal Comitato Non ce la beviamo, e svoltasi sabato 25 marzo 2023 a Viterbo.

Tutelare l’acqua per tutelare la salute e gli ecosistemi

Pulizia e salubrità dell’acqua sono condizioni fondamentali per la salute. Noi siamo l’acqua che beviamo e quella che mangiamo, attraverso i cibi preparati con essa e gli alimenti nei quali essa è costituente preponderante. Nel viterbese occorre quindi che in particolare le acque non contengano Arsenico, Fluoro, Radon e pesticidi in quanto sostanze tossiche e cancerogene in grado di agire in maniera sinergica con grave rischio per la salute, come evidenziato anche dagli studi del Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio – DEP, dell’Istituto superiore di Sanità- Iss e dallo studio Sepias –Sorveglianza epidemiologica in aree interessate da inquinamento ambientale da arsenico di origine naturale o antropica. Quindi è necessario il pieno, efficiente e costante funzionamento dei potabilizzatori e dearsenificatori  nei  comuni del viterbese in quanto come già ribadito dall’Agenzia internazionale di ricerca sul Cancro – Iarc e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS non esistono livelli di sicurezza per le sostanze cancerogene certe come l’Arsenico e il Radon.

Ove necessario questi sistemi andranno potenziati ed aumentati per numero, a beneficio della salute delle popolazioni e non si dovranno perseguire faraonici quanto costosissimi progetti come quello di far arrivare le acque da lontano, nella fattispecie dall’acquedotto reatino del Peschiera. Meglio, più razionale ed economico sarebbe utilizzare queste risorse -e si parla di centinaia di milioni di euro- per una efficace e costante dearsenificazione e anche per la ricerca e l’utilizzo di falde acquifere nel territorio viterbese con minor quantitativo di Arsenico e Fluoro.

Potabilizzare le acque per tutelare la salute e gli ecosistemi

Disinquinare e depurare le acque è molto complesso e costoso anche se occorre farlo con le migliori tecnologie disponibili. Meglio sarebbe evitare in modo più energico e rigoroso l’inquinamento di sorgenti, fiumi, laghi e mari.

L’assunzione di acqua contaminata rappresenta infatti un rischio per la salute di tutti e a maggior ragione per la salute dei bambini e specialmente nel periodo gestazionale a causa di sostanze che possono essere in essa contenute come i pesticidi, i metalli pesanti, microrganismi patogeni, tossine, farmaci, PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), microplastiche e sempre nuovi e spesso sconosciuti inquinanti e microinquinanti. Potabilizzare le acque è un dovere per le Istituzioni preposte e l’accesso all’acqua potabile è un diritto per le popolazioni; diritto riconosciuto come universale.

Un diritto negato in vastissime aree del mondo, oltre 2 miliardi di persone non hanno acceso all’acqua potabile e ai servizi igienici, ma anche in Europa e in Italia molte sono le aree che si vedono negato questo diritto. 

Nel Veneto è nota la vicenda dell’inquinamento delle falde acquifere da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) che ha interessato circa 300mila residenti in un’area di 180 km compresa tra le provincie di Vicenza, Verona e Padova. Nel viterbese, dopo oltre un decennio di erogazione di acque con contenuto fuorilegge- per deroga – di Arsenico- sostanza tossica e cancerogena- persistono ancora situazioni di criticità  a macchia di leopardo per zone e  periodi dell’anno in diversi Comuni ove vengono emesse e riconfermate ordinanze sindacali di non potabilità.

Per tale situazione il 9 giugno 2021 la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato rispetto della direttiva sull’acqua potabile indicando “sei le zone in cui i livelli di arsenico nell’acqua potabile restano al di sopra delle soglie di sicurezza: Bagnoregio, Civitella d’Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania”.

Per i residenti di Caprarola e Ronciglione da molti e troppi anni, le acque distribuite dagli acquedotti cittadini non sono potabili anche a causa del degrado dell’ecosistema del lago di Vico indotto dalle attività che si sono svolte e si svolgono in prossimità e all’interno della sua caldera e tra queste la coltivazione intensiva del nocciolo. La risposta a queste situazioni non possono essere certo le rare casette dell’acqua, quando anche ben funzionanti, e nemmeno l’acquisto per chi può permetterselo, di acqua in bottiglia. Questo fenomeno incrementa la diffusione della plastica nell’ambiente, l’inquinamento da trasporto su gomma e pone non pochi problemi di salute per il possibile rilascio dalla plastica delle bottiglie di ftalati e bisfenolo A – sostanze con complesse e nocive azioni di interferenza endocrina e sul neurosviluppo fetale.

Recuperare l’acqua, trattare le acque reflue

In Italia la rete acquedottistica è vecchia, per svariati tratti costituita ancora di cemento-amianto e fa letteralmente acqua da tutte le parti contribuendo alla perdita di circa il 30-40 % delle acque captate.

Le perdite stimate sono al Nord il 26%, al Centro il 46% e al Sud il 45%.

La provincia di Viterbo perde in media il 47.4% dell’acqua immessa in rete. L’acqua va dunque  risparmiata e recuperata con interventi di ammodernamento delle reti, con un uso maggiormente consapevole, sia a livello individuale che collettivo, anche attraverso scelte alimentari che riducano il consumo di carne in quanto la zootecnica è un altro settore che utilizza quantità enormi di acqua e contribuisce ai cambiamenti climatici (per portare sul banco del macellaio 1 kg di manzo ci vogliono circa 15mila litri di acqua). Nel viterbese sarebbe quindi fondamentale, nell’ottica del risparmio e tutela dell’acqua, anche evitare ampliamenti e nuovi allevamenti intensivi di animali.

L’acqua deve essere conservata anche recuperando quella piovana, attraverso la costruzione di una rete di invasi e nei territori agricoli incentivando la più efficiente e moderna sostituzione con

l’irrigazione a goccia rispetto alle attuali e con il contenimento delle espansioni delle monocolture ad alta richiesta di acqua come ad esempio quella del nocciolo. Conservare l’acqua anche attraverso la cura e l’implementazione dell’attuale e originario patrimonio arboreo che contribuisce in modo fondamentale alla conservazione e produzione di acqua nonché alla buona qualità dell’aria. Ove possibile riciclare le acque dopo opportuno trattamento e per specifici usi ed assicurare un corretto trattamento di tutte le acque reflue prima della loro reimmissione in ambiente.

Controllare e difendere il territorio, contrastare i cambiamenti climatici, impegnarsi per la pace

E’ urgente un maggior controllo e regolamentazione del nostro territorio e di tutte quelle attività ad alto impatto ambientale tra queste quelle industriali- discariche, incenerimento dei rifiuti, produzione di energia, utilizzo di cave etc.-, quelle agricole e zootecniche intensive.

Così come è da contrastare il progetto che individua 22 siti di stoccaggio nazionale per scorie radioattive ad alta, media e bassa intensità in un territorio come il nostro dove esiste già una elevata radioattività di fondo a causa dell’origine vulcanica; radioattività che ovviamente si ripercuote anche sulla qualità delle acque e il Radon è un altro elemento cancerogeno di classe 1 la cui esposizione correla al tumore del polmone. Dobbiamo in questa occasione purtroppo riportare i dati del Registro tumori di Viterbo che ci dicono che tra le cinque e le sei persone nella nostra provincia si ammalano ogni giorno a causa di una patologia oncologica e sempre nella nostra provincia, 1 uomo ogni 3 ed 1 donna ogni 4 andranno incontro nel corso della loro vita ad una diagnosi di tumore maligno e circa 1000 sono ogni anno le persone che muoiono per cancro.

Riguardo sempre alla situazione dell’Alto Lazio e in particolare per i bacini lacustri di Bolsena, Vico e Bracciano dovrebbero essere posti in essere interventi di stretto controllo di tutte le attività che possono danneggiare i loro delicati ecosistemi e di conseguenza le caratteristiche di idropotabilità delle loro acque che riforniscono gli acquedotti dei comuni del viterbese, della provincia di Roma e per quanto riguarda Bracciano anche il Comune di Roma.

La crisi climatica sta riducendo sempre più la disponibilità di acqua dolce in tutto il mondo, la siccità avanza e questo produce già e produrrà sempre più conflitti, come già avviene per l’accaparramento di altre risorse quali il gas, petrolio, metalli pregiati e rari, territori fertili e/o geostrategici.

L’accesso e la disponibilità di acque salubri, pulite e di qualità per tutti, sono quindi le condizioni necessarie ed indispensabili per una giustizia sociale, per vivere in modo sano, in condizioni di Pace e per tutelare e proteggere lo stato di salute di tutte le persone ed in particolare dei bambini e delle generazioni attuali e future”.