AssoTuscania: rinnovabili, urge azione concreta contro scempio della Tuscia

Fotovoltaico

In 12 anni 294 progetti di fotovoltaico a terra per 3,7 giga watt di energia

AssoTuscania ha fatto due conti sulle energie rinnovabili e i risultati sono sconvolgenti.

«Dal 2008 a oggi – comunica AssoTuscania – sono stati presentati solo nella provincia di Viterbo (vedi in http://www.regione.lazio.it/rl_rifiuti/?vw=contenutidettaglio&id=156,) ben 294 progetti di fotovoltaico a terra. Gran parte realizzati, altri autorizzati e altri in attesa di valutazione.  Se sommiamo i MW di potenza di ognuno, arriviamo a circa 3,7 GigaWatt di energia, pari a quanto producono insieme le centrali termoelettriche di Monfalcone (336 MW), Civitavecchia (1980 MW), Bastardo (150 MW), Sulcis (580 MW), Fiume Santo (640 MW).

Nessuna di queste centrali è però stata ancora chiusa o ridotta, nonostante il surplus produttivo dato dai nuovi impianti e la diminuzione dei consumi nazionali.

Il Comune di Tuscania, unico della provincia, ha approvato nel 2018 la Delibera n°52, che delimita le aree in cui è possibile realizzare impianti di energia rinnovabili, senza però aver posto un tetto max di utilizzo del suolo. Un primo passo lo ha fatto, ma è urgente compiere il secondo.

Ieri il Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha incontrato tre associazioni ambientaliste WWF, Greenpeace e Legambiente e altre associazioni nazionali come Italia Nostra, Amici della Terra, LIPU hanno inviato position paper e contributi per un confronto che la dice lunga sulla centralità del tema ambientale, sul quale l’Europa punta il 37% dei fondi Next Generetion EU, a contrasto della  crisi  climatica, per progettare e definire azioni sostenibili necessarie a raggiungere gli obiettivi prefissati nel Green Deal : uso saggio di risorse e territorio, contrasto al riscaldamento globale.

Per questo aspetto le energie rinnovabili sono imprescindibili se si vuole arrivare alla chiusura di centrali inquinanti, come quella a carbone di Civitavecchia. Ma un altro obiettivo altrettanto prioritario è quello della tutela delle risorse primarie, come l’acqua e la terra, alla tutela delle biodiversità, a una sana alimentazione.

Questi due obiettivi non dovrebbero entrare in conflitto, come invece avviene, in particolare nell’area dei comuni di Montalto di Castro, Tarquinia e Tuscania.

In questi comuni e in altri limitrofi si stanno concentrando impianti fotovoltaici ed eolici, ma anche richieste per centinaia di prospezioni per siti geotermici.  Senza dimenticare la minaccia rappresentata dal Deposito unico di scorie nucleari e di un inceneritore di “ecoballe” (monnezza!) da 560.000 tonnellate a Tarquinia.

Questo NON E’ Green Deal, ma devastazione scientifica di un territorio agricolo di alto pregio, con presenza di marchi DOC, DOP e IGP.

La Coldiretti ha preso posizione, con forza, contro la sottrazione di terreno agricolo. Il MIBACT e la Soprintendenza hanno agito contro il mega impianto fotovoltaico a terra da 250 ettari a Pian di Vico – Tuscania, e contiamo avrà successo contro un impianto ancora più esteso a Tarquinia. I Gruppi Archeologici locali intendono mappare le presenze archeologiche in queste aree per evidenziarle e porle sotto tutela. Due giorni fa il Consiglio di Stato ha bocciato il progetto di una centrale geotermica a torre Alfina. Sentenza storica che risponde al ricorso dei Comuni interessati, richiamandosi ai principi costituzionali di tutela del paesaggio e della salute (artt. 9 e 32)

E’ arrivato il momento che TUTTI i Comuni facciano la loro parte, deliberando a tutela dell’identità e della vocazione agroalimentare e turistica e del nostro meraviglioso paesaggio rurale, con un’azione immediata, efficace e dura. Non ci sarà altrimenti sviluppo ma un declassamento a servitù industriali energetiche, defraudati da imprese internazionali dell’energia rinnovabile».