I vantaggi di acquistare un albero di Natale vero

Diversamente da quanto si pensa, l’abete artificiale impatta maggiormente sull’ambiente. Meglio uno naturale che tra l’altro rilascia ossigeno e olii essenziali in grado di purificare l’abitazione. Ma dove è preferibile comprarlo? Quali certificazioni deve avere? Come si cura? E che fare dopo le feste? Ecco le risposte degli esperti

È più ecologico un albero di Natale naturale o finto? In molti ritengono che quello sintetico sia la soluzione più ecologica perché si può riutilizzare anno dopo anno e non sottrae all’ambiente una parte del paesaggio. Ma attenzione non è detto che sia davvero una scelta green. Già diversi anni fa il New York Times approfondiva il tema rilevando che un abete artificiale dovrebbe essere riutilizzato per più di 20 anni per essere più verde rispetto all’acquisto annuale di uno appena tagliato. Pefc Italia, l’ente normatore della certificazione della buona gestione del patrimonio forestale, ci ricorda infatti che le emissioni di produzione e smaltimento di un albero in plastica sono pari ad almeno quattro volte quelle di uno vero e a incidere maggiormente è il loro trasporto. Uno studio di Coldiretti rivela inoltre che nella maggior parte dei casi questi prodotti arrivano dalla Cina, consumando petrolio, liberando gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto. Inoltre i modelli sintetici impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.


Gli alberi artificiali sono quindi più pratici ma poco ecologici. Acquistarne invece uno da coltivazioni apposite non ha un impatto negativo sull’ambiente.


Niente paura quindi. Basta pensare che gli abeti italiani disponibili sul mercato natalizio derivano per ben il 90 per cento da coltivazioni vivaistiche specializzate, afferma in una nota Coldiretti, mentre il restante 10 per cento “può derivare da normali pratiche di gestione forestale che prevedono interventi di diradamento indispensabili per far sviluppare meglio le foreste o di pulizia dopo eventi meteorici estremi, come accadde nell’ottobre 2018 con la tempesta di vento Vaia”, scrive ancora l’organizzazione.