Rifiuti radioattivi: la Provincia di Viterbo invia le proprie osservazioni di contrarietà alla Sogin

Pietro Nocchi

Inviate oggi alla Sogin le osservazioni di contrarietà riguardanti l’identificazione delle aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari nella Provincia di Viterbo.

Nei mesi scorsi è stato molto dibattuto il tema dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi, a seguito della pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee nella quale sono stati individuati 67 siti complessivi di cui ben 22 all’interno dei Comuni della Provincia di Viterbo.

Sin da gennaio 2021 la Provincia, in accordo con i comuni, le associazioni ambientaliste e tutti gli attori coinvolti, si è mossa per discutere ed approfondire un tema così importante per il territorio. Un passaggio reso possibile grazie all’immediato interessamento del Consigliere Regionale Enrico Panunzi che ha organizzato un incontro al quale hanno preso parte il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut, e l’Assessore Regionale per Ciclo dei Rifiuti e impianti di trattamento Massimiliano Valeriani, insieme ai sindaci della Provincia. Regione Lazio che ha poi dato seguito all’interessamento con una mozione specifica durante la seduta n.78 del 19 gennaio 2021 del consiglio regionale.

Un profondo lavoro di coordinamento da parte della Provincia, di concerto con Regione e gli enti locali, volto a sollevare la profonda inopportunità nella scelta dei siti e prendere una chiara posizione di contrasto a questa scelta: non può essere permessa un’operazione così invasiva e distruttiva per il territorio.

Durante questo periodo sono state raccolte, redatte ed ora inviate una corposa mole di puntuali e specifiche osservazioni, come previsto dalla procedura di Consultazione Pubblica promossa da Sogin. Nel rapporto vengono elencate una serie di osservazioni volte ad elencare le gravi incongruenze e problematicità derivanti dalla scelta dei 22 siti nei comuni della Provincia che comprendono i comuni di: Corchiano, Vignanello, Canino, Montalto di Castro, Tarquinia, Tuscania, Soriano nel Cimino, Gallese, Arlena di Castro, Ischia di Castro, Piansano, Tessennano.

Nello specifico si fa riferimento ai siti identificati A1: VT 36, VT8, VT 27, VT 12, VT 16 e quelli classificati A2: VT 24 e VT 25. Per questi siti non è stata prodotta l’indagine istruttoria sulla base della quale sono stati selezionati i siti: non si comprende con quale selezione e verifica comparatistica si è andata a identificare un terzo delle aree nella provincia di Viterbo. Non è chiaro quali siano state nel concreto le valutazioni che hanno escluso altri Comuni presi in esame e sono stati preferiti i 22 comuni nella Provincia di Viterbo.

Nei criteri della Guida Tecnica 29 vengono posti in evidenza alcuni criteri di esclusione dei siti, che ricomprendono la presenza di aree naturali protette, distanza dai centri abitati, presenza di habitat e specie animali e vegetali di rilievo conservazionistico, produzioni agricole di qualità e tipicità.

Nelle singole schede redatte per ogni sito identificato come potenzialmente idoneo nell’ambito della provincia di Viterbo, si evidenzia, come nessuno dei 22 siti individuati abbia le caratteristiche di idoneità così come individuate in sede di verifica: in ciascuna di esse sono presenti caratteristiche che farebbero escludere la loro qualificazione di “sito idoneo”.

Nella relazione si pone in evidenza, infatti, che l’area identificata è caratterizzata da una forte omogeneità: tutti i territori identificati si equiparano sotto il profilo socioeconomico, naturalistico, turistico e culturale. La vasta area identificata è caratterizzata da forte vocazione agricola con un continuo incremento di coltivazioni arboree specializzate come noccioleti, oliveti e mandorleti con una ricaduta economica importante nel lungo termine.

Ogni singolo sito identificato è comunque interessato nelle vicinanze di aree naturali protette di particolare rilievo, rispetto alle quali non è stata svolta alcuna indagine sull’eventuale impatto negativo proveniente dalla realizzazione di questa imponente infrastruttura.

Altra importante evidenza è quella legata al sistema turistico: negli ultimi anni la provincia di Viterbo, infatti, ha migliorato sensibilmente il proprio appeal turistico registrando un interessante incremento in termini assoluti di visitatori, ma anche di qualità nell’offerta, in particolare nei segmenti green: agriturismi, centri wellness, termalismo, turismo outdoor, escursionismo.

Ad oggi ancora non si conosce la tipologia dell’infrastruttura: la documentazione messa a disposizione da SOGIN non permette di comprendere l’effettivo impatto dell’opera da realizzare ed in particolare non è comprensibile l’entità dello scavo, la tempistica dei lavori ed il quantitativo di trasporti necessari per lo spostamento dei rifiuti nucleari da portare nel Deposito.

Per l’installazione di queste strutture nei documenti si parla di 150 ettari di opere, con anni di lavoro necessaria per la sua realizzazione, che verrebbe ad incidere pesantemente sul territorio stravolgendone radicalmente il profilo.

Le fasi successive alla consultazione pubblica saranno quelle del Seminario Nazionale promosso da Sogin, al quale sono invitati a partecipare i portatori di interesse qualificati per approfondire tutti gli aspetti tecnici relativi al Deposito Nazionale e Parco Tecnologico e che prevedono fasi di confronto tra i portatori d’interesse, trattative bilaterali ed indagine tecniche volte all’identificazione definitiva dei siti. L’Ente si avvarrà della collaborazione con l’Avv. Francesco Rosi, esperto di diritto ambientale.

Il presidente della Provincia Pietro Nocchi commenta: “Come Presidente mi prendo l’impegno di continuare a portare avanti l’attività di coordinamento con tutti i comuni, le associazioni e tutti i portatori d’interesse. Faremo sentire la voce del nostro territorio, continuando a lavorare per mettere insieme tutte le istanze provenienti dai comuni. Evidenzieremo con atti concreti nei prossimi passaggi della procedura, come al Seminario Nazionale, la nostra contrarietà alla realizzazione dell’opera. Contrarietà già espressa attraverso la nostra delibera.”