Il Collettivo Lynus a Civita di Bagnoregio con ‘Tu, se fossi in me, domani nasceresti?’

Tu, se fossi in me, domani nasceresti?. Appuntamento, nella splendida cornice di piazza San Donato a Civita di Bagnoregio per questa domenica 14 agosto, ore 21.30.

Uno spettacolo teatrale a cura di Collettivo Lynus, dedicato a Massimo Loreto, di Sara Culzoni e per la regia di Marco Fragnelli. Le musiche sono a cura di Riccardo Pantaneschi, in scena Pietro Gambacorta, Francesca Macci, Marco Fragnelli e Karin Rossi.

È una domanda apparentemente semplice quella che introduce e fa da titolo ad uno spettacolo che si propone come atto immersivo e condiviso tra attori, spettatori e natura. Un’installazione di memoria e di materia, che accoglie e avvolge i fruitori in uno spazio che riflette emozionalmente una stratificazione di storie e testimonianze, trasmesse fino a noi attraverso svariate forme e linguaggi.

Degli attori, dei corpi, danno vita e voce a delle storie di coraggio, molto diverse tra loro. Storie che hanno segnato l’esistenza di persone di varie etnie, culture, religioni, età e provenienza geografica. Dei testimoni di un tempo passato aprono delle scatole di memoria e lasciano fluire delle storie che parlano anche della nostra contemporaneità, e perfino di un futuro che ci pone più di un interrogativo.

Tu, se fossi in me, domani nasceresti? è una domanda che trasforma la memoria in materia. Materia poetica e viva, come tutto quello che affiora dal passato e che ritroviamo in soffitta, in cantina o sepolto in fondo al mare o sotto le macerie.

È anche la domanda che chiude lo spettacolo, proiettando queste testimonianze di vite nel futuro e consegnandole al pubblico, il quale diventa, così, parte attiva della nostra collezione di memorie. Una stratificazione molteplice e intrecciata di esperienze sia individuali sia universali, che trasforma la memoria del singolo in memoria collettiva, in un’eco, che prolunga le proprie vibrazioni in ogni direzione, avanti e indietro, e che diventa canto di popoli, coro epico, proprio perché intona il ricordo del coraggio di alcuni per dare eco al dramma di molti.