Il sindaco Arena: โLโintervento sarร illustrato a novembre, durante la discussione della tesi della laureanda Valentina Fiorito. Grazie a docenti, restauratori, storici dellโarte e studenti dei laboratori di restauro del DIBAF dellโUnitusโ
Da ieri mattina, la tela del Vanni, Sposalizio della Vergine, รจ tornata nella sala Rossa di Palazzo dei Priori. Ad accogliere lโopera, dopo un accurato intervento di restauro conservativo, il sindaco Giovanni Maria Arena, che si รจ complimentato con tutto lo staff di docenti, restauratori, storici dellโarte e studenti dei laboratori di restauro del DIBAF dellโUniversitaฬ degli studi della Tuscia che hanno curato il delicato intervento. Un ringraziamento lo ha rivolto in particolare alla laureanda Valentina Fiorito che ha iniziato a lavorare sullโopera nel febbraio 2020 e proprio di questo intervento parlerร durante la discussione della sua tesi il prossimo novembre.
โLโopera di Pietro Vanni – spiega il sindaco Arena – รจ la copia dellโomonima scena dipinta ad affresco da Lorenzo da Viterbo nella cappella Mazzatosta, allโinterno della chiesa di Santa Maria della Veritaฬ. Grazie allโinteressamento della Fondazione Carivit e a una convenzione tra il Comune di Viterbo e lโateneo della Tuscia (Dibaf), la tela del Vanni eฬย ย stata prelevata da Palazzo dei Priori nel 2019 per essere sottoposta a un intervento di restauro conservativo curato da docenti e studenti del corso di laurea magistrale LM/02, dei laboratori di restauro del DIBAF dellโUniversitaฬ degli studi della Tuscia. Il risultato finale dellโaccurato lavoro restituisce tutta la bellezza a una grande opera, realizzata da un artista nostro concittadino, vissuto in un secolo non troppo lontano dal nostroโ.
โLo stato conservativo del dipinto richiedeva un intervento di restauro per le diverse problematiche di degrado in atto – ha spiegato Valentina Fiorito – sia a livello strutturale, come alcune lacerazioniย del supporto tessile, che di pellicola pittorica, ovvero difetti di adesione e depositi di sedimentazioni carboniose. Durante le fasi di smontaggio della tela eฬ stato possibile recuperare la dimensione originale del dipinto (210 x 620cm), riscoprendo la firma dellโautore e lโanno 1889. Considerate le ampie dimensioni dellโopera, per ragioni di collocazione allโinterno della sala in unย tempo imprecisato, lโestremitaฬ sinistra era stata ripiegata di 30 centimetri intorno, al di sotto della corniceโ.
โIl progetto di restauro – ha sottolineato la docente Lorenza DโAlessandro – ha rappresentato lโoccasione per poter studiare e analizzare lโopera da vicino, fornendo dati certi sulla tecnica esecutiva e lโingegnoso metodo di riportoย architettato dal Vanni per riprodurre fedelmente in scala 1:1 il dipinto murale di Lorenzo da Viterbo. Una ricerca storico documentaria estremamente interessante, argomento di tesi in corso – ricorda la professoressa DโAlessandro -. Lโapprofondimento storico artistico di questa tesi, che verraฬ discussa il prossimo novembre, eฬ focalizzato sulla cultura del restauro nel XIX secolo, e segnatamente sulle strade teoriche e operative del restauro e sul valore della documentazione nella conservazione nel periodo post unitario. Lo Sposalizio della Vergine di Pietro Vanni costituisce infatti un eccezionale โdocumentoโ che ci descrive analiticamente lo stato dellโaffresco Mazzatosta dopo il restauro Muzio, condotto a partire dal 1877, attenendosi ai dettami teorici di Cavalcaselleโ.
โIl restauro strutturale di questโopera – ha aggiunto ancora la laureanda Valentina Fiorito – eฬ stato ispirato dal principio del minimo intervento conservativo e al rispetto delle istanze materiche originali. Questo eฬ stato possibile grazie alla sapiente tecnica esecutiva che il Vanni ha concepito nella sua trasposizione su tela che prevedeva una materia pittorica simile, o assimilabile, a quella dell’affresco. Una struttura delicata, fragile ma in discreto stato di conservazione. Lโintervento ha previsto il rinforzo delle aree piuฬ degradate, il risanamento di tagli e strappi, il trattamento delle deformazioni, la foderatura dei bordi, il tensionamento su un nuovo telaio progettato non solo per sostenere questo grande formato ma anche per proteggerlo negli anni che verranno. Trattandosi di un dipinto eseguito a gouache su preparazione a gesso, le operazioni di pulitura sono state condotte con estrema prudenza, nella consapevolezza della fragilitaฬ dei materiali costitutivi e della tecnica esecutiva. Questo non ha precluso lโinteresse nellโapprofondire ed ampliare la ricerca nel campo delle puliture con gomme a secco o con minimo apporto di acqua, proponendo una metodologia nuova dโintervento per la rimozione di polveri coerenti tenaci da superfici pittoriche a gouache. Tutto cioฬ eฬ stato possibile grazie allโapporto fondamentale dei laboratori scientifici della Tuscia che hanno svolto le indagini diagnostiche sullโopera durante le diverse fasi e sui i provini di sperimentazione, che ogni ricerca richiede e prevede.
La presentazione estetica finale del dipinto ha privilegiato anche in questo caso un minimo intervento, risarcendo le lacune e raccordando le abrasioni cromaticamente ad abbassamento di tono, semplicemente riproponendo il tono di fondo del filato patinato dal tempoโ.
โIl dipinto era stato concepito dal Vanni per essere facilmente movimentabile durante le sue fasi esecutive – ha aggiunto il professor Matteo Rossi Doria – per questo motivo, sulle cimose erano cuciti degli anelli in rame, pervenuti solo in parte, aventi la funzione di tiranti per tensionamenti provvisori.ย Restaurati e opportunamente ricollocati, gli anelli superstiti sono oggi riproposti a vistaโ.
Fanno parte del gruppo tesi i docenti restauratori Lorenza d’Alessandro e Matteo Rossi Doria, gli storici dell’arte Silvia Cecchini e Maria Ida Catalano, la chimica Claudia Pelosi, con la collaborazione del CINTEST coordinato da Giuseppe Calabrรณ per le indagini multispettrali, Luca Lanteri, Vincenzo Vinciguerra e Giorgia Agresti. Il fotografo ufficiale eฬ Gaetanoย Alfano. Hanno collaborato al ricollocamento dell’opera il docente restauratore Leonardo Severini e gli allievi del IV anno, percorso PFP2 polimaterico.