L’agricoltura non può più perdere tempo

lavori agricoli
Line of strawberry pickers in the hot florida sun. Migrant workers working for low wages in field.

Gli agricoltori continuano ad essere dentro ad una tempesta perfetta e anzi, senza paura di essere smentito, direi che sono al centro della tempesta perfetta. Da due mesi a questa parte non solo nulla è cambiato nelle criticità da noi già denunciate, ma se modifiche ci sono state, esse hanno solo contribuito a peggiorare la situazione.

Diventa quasi inutile e comunque ripetitivo elencare i punti cruciali per gli agricoltori: un clima ormai cambiato che, oltre al caldo, porta o siccità o inondazioni, in particolare le prime; costi dei mezzi tecnici raddoppiati o triplicati a causa della guerra o delle speculazioni e prezzi dei nostri prodotti che, al contrario, appena si avvicina il periodo delle raccolte, tendono a crollare; la fauna selvatica, e i cinghiali in particolare, seguitano a distruggere i campi coltivati e ad essere potenziali veicoli della peste suina; i portatori dell’ideologia ambientalista, soprattutto attraverso alcuni biodistretti (creati con la benedizione della Regione), continuano ad attaccare gli agricoltori anziché collaborare con essi al di là del dannoso dualismo biologico-convenzionale; le Istituzioni che, la maggior parte delle volte,  rimangono sorde alle nostre richieste di aiuto. A questo punto chi ha la responsabilità di rappresentare come il sottoscritto il mondo dell’agricoltura, credo si debba fare delle domande e magari un esame di coscienza.

Quale efficacia hanno avuto tutti i colloqui, tutte le tavole rotonde, i dibattiti, i tentativi di mediazione effettuati con la parte politico-istituzionale, con quella ambientalista e naturalmente con il settore agroindustriale? La domanda è retorica anche se forse, debbo dire, senza i nostri continui interventi e sollecitazioni sarebbe potuto andare peggio.

In sostanza, è possibile cercare ancora un confronto ragionato, paziente, forse estenuante, nella speranza che alla fine questa ostinazione venga premiata da risultati concreti per l’agricoltura, o prendere atto che si sta perdendo tempo quando ormai tempo da perdere non c’è più? Giungono notizie da varie parti di Europa di forti, dure manifestazioni da parte dei colleghi olandesi, francesi e spagnoli. Non so se usare i trattori per invadere strade e città possa portare a qualche risultato concreto, personalmente credo nella forza e nel valore di un confronto civile, leale e costruttivo ma, in assenza di questo e soprattutto di fronte ad agricoltori che non ce la fanno, ad aziende che vanno all’asta magari per pochi soldi, di fronte alla fine di un mondo che soltanto dopo, sono sicuro, verrà apprezzato e valorizzato, non mi sento affatto di escludere, a priori, modi di fare rappresentanza sindacale diversi ed eclatanti.

Come è giusto che sia, si deciderà cosa fare solo dopo aver ascoltato gli agricoltori dei vari settori e naturalmente i colleghi delle altre organizzazioni, nella consapevolezza che problemi e difficoltà non hanno sigle, non hanno bandiere, ma colpiscono indistintamente tutti gli agricoltori, grandi, piccoli, bravi o meno bravi.