27 gennaio, Giorno della Memoria

ANPI

In questo ultimo anno, gravato dalla tragica esperienza della pandemia da Covid-19 che ha rivelato tutta la fragilità e precarietà sanitaria, economica e sociale anche del nostro paese, è necessario che la Celebrazione del Giorno della Memoria sia occasione di una profonda e articolata riflessione sulla necessità di riconoscere che esiste una sola umanità e che ogni discriminazione tra le persone che hanno diversa provenienza, credo religioso,
orientamento politico e sessuale, diverse disponibilità economiche deve essere sempre respinta e contrastata se si vuole celebrare nel concreto il Giorno della Memoria.

È l’indifferenza, il tacito lasciapassare che uccide, che ha permesso e permette guerre, violenze, soprusi, sfruttamento delle persone e delle risorse del pianeta. È l’indifferenza che ha permesso le atrocità inumane che ricordiamo il 27 gennaio di ogni anno rievocando l’abisso più profondo della storia recente raggiunto dal cuore e dalla mente umana.
Per questo la legge 211/2000 ha istituito il 27 gennaio – data della liberazione dei sopravvissuti dal campo di sterminio di Auschwitz – Giorno della Memoria, perché non si dimentichi lo sterminio del popolo ebraico, la deportazione politica e militare, le leggi razziali fascisti , i peggiori crimini commessi da nazisti e fascisti nella
seconda guerra mondiale, e perché si ricordino anche quanti ebbero il coraggio di opporsi alle persecuzioni, alla barbarie, allo sterminio degli innocenti.

Richiamare il testo e lo spirito della legge è una necessità vitale e un dovere. Non c’è memoria senza rispetto della storia e la storia ribadisce in primo luogo la tragica unicità della Shoah, dello sterminio razziale, della macchina di morte che ha potuto essere messa in atto non solo per volontà di Hitler e dei suoi criminali collaboratori, ma anche perché schiere di obbedienti esecutori hanno schedato gli ebrei, li hanno catturati, hanno guidato i convogli verso i lager, mentre altri preferivano girare la testa e non vedere. Le responsabilità non sono solo della Germania nazista, ma anche dell’Italia fascista.

Il Giorno della Memoria ci deve far riflettere sulla storia dell’Italia di quegli anni e sulle rimozioni che tentano ancora di cancellare dalla memoria collettiva la responsabilità di governi e istituzioni. La monarchia e il regime fascista, con leggi razziali del 1938 volute dal dittatore Mussolini, privarono di ogni diritto gli ebrei, favorirono la loro discriminazione e la successiva deportazione nei campi di sterminio in piena collaborazione con i nazisti.
Il Giorno della Memoria ci impone di ricordare tutte le vittime della persecuzione politica e razziale, gli oppositori antifascisti, i partigiani deportati e assassinati, i civili razziati e ridotti in schiavitù, gli zingari e gli omosessuali portati alla morte, i bambini, gli handicappati. Ricordiamo anche i militari italiani assassinati (massacro di Cefalonia) o fatti prigionieri e costretti ai lavori forzati per aver rifiutato l’adesione alla Repubblica di Salò e la collaborazione coi nazisti.
Razzismo, ingiustizia, diritti umani negati, popoli interi annientati da guerre nascoste e dalla fame, dal mancato accesso alle cure e alle vaccinazioni per le malattie infettive, e ora anche per il Covid-19; migranti respinti, che muoiono in mare o nei lager, sovvenzionati con i soldi della vecchia Europa, sono i nuovi orrori che si consumano oggi sotto i nostri occhi spesso in una indifferenza sempre più diffusa e complice.
Celebrare realmente il Giorno della Memoria significa quindi impegno per la giustizia, la pace, il disarmo nucleare, il rispetto dei Diritti umani per tutti gli esseri umani, la salvaguardia della salute e dell’ambiente.
È questo oggi il rinnovato impegno antifascista nel Giorno della Memoria.