DI CHE PASTA SIAMO FATTI?

Ucraina

Alcuni punti fermi, almeno secondo la logica che quotidianamente ci guida nelle nostre azioni, lavorando, facendo la spesa al mercato, guardando la TV, coltivando le normali relazioni parentali ed amicali.

Per esempio: se la Russia disarma e si ritira ci sarà la pace; se l’Ucraina disarma e si ritira, ci sarà il massacro, la sopraffazione, il terrore.

Ancora: se l’Occidente consente all’Ucraina di resistere con l’invio di armi e tecnologie, si tiene aperto un possibile canale di trattativa e di cessate il fuoco; se smette di fare tutto ciò se ne favorirà l’occupazione totale e l’instaurazione di un regime di oppressione e di morte.

Ancora: la trattativa si fa tra nemici, quindi bisogna accettare anche il dialogo con chi si reputa, come si suol dire, “il male assoluto”; ma se ci fossero elementi irrazionali, o demenziali, o semplicemente inumani, nel senso della impossibile comunicazione tra esseri, appunto, umani?

Ancora: se una delle parti in campo esercitasse il ricatto dell’Armageddon, la battaglia finale dell’umanità, cioè dell’escalation militare sino all’impiego delle armi nucleari, minacciando perfino la distruzione del pianeta, ed ottenesse una pace indotta dalle pressioni occidentali sull’Ucraina, a fargli rinunciare a parte della sua sovranità su alcuni suoi territori, chi ci assicura che tale ricatto sarà l’ultimo?

Nel 2008 toccò alla Georgia con l’occupazione e l’annessione delle sue parti pregiate sul mare; poi alla Crimea, penisola strategica sul Mar Nero; poi le regioni russofone ma non russofile, con la stessa identica tattica che Hitler utilizzò con i Sudeti nel 1938.

Infine il 24 febbraio dell’invasione, l’”operazione speciale” che in sé racchiude l’essenza di un regime che usa una neolingua, una psicostoriografia alla Isaac Asimov ed alla “1984”, uno spregio per i diritti e per la vita umana già dimostrato e documentato in Cecenia, e nelle decine di esecuzioni di avversari politici, giornalisti eroici, oligarchi riluttanti, semplici e comuni cittadini.

Ora pare, almeno in Italia, che si stia risvegliando un Movimento che in altre stagioni venne chiamato Pacifista e che dovrebbe portare ad una grande mobilitazione nazionale e ad una grandissima manifestazione “senza bandiere di partito”, per invocare la pace.

Almeno sino ad oggi è quel che si sente dire: ma è talmente vaga la natura di questa mobilitazione che si hanno ancora pochi indizi.

Uno ce lo offre Giuseppe Conte che ha centrato con successo la sua campagna elettorale su temi come il reddito di cittadinanza, le disuguaglianze sociali inaccettabili, la difesa degli ultimi, il NO all’invio di armi in Ucraina.

Tutti temi seri ma che scontano una evidenza populistica data dal fatto che facendo cadere il governo Draghi, rifiutando ogni accordo elettorale, attaccando in modo strumentale il PD con lo scopo palese di svuotarlo, ha conquistato qualche percentuale in più, ma con la destra al governo ha reso quegli obiettivi come probabilmente inattuabili.

Il populismo di Conte, come del resto quello della Lega, si basa sul dare in modo eclatante risposte semplici a problemi complessi, ed addossare ad altri il fallimento degli esiti negativi: lo ha fatto prima con Draghi, poi con Conte e Calenda.

Oggi lancia la manifestazione per la pace cercando sponda col Papa, e lo aspettiamo tutti per conoscerne i contenuti: la mia generazione ha partecipato a centinaia di manifestazioni, cortei, occupazioni; sulla guerra in Vietnam si sono formate milioni di coscienze politiche gridando “Giù le mani dal Vietnam! Via gli Amerikani da Hanoi”, “Yankee go home!”.

Vedremo se il nuovo epigono di questa strana sinistra modellata a prendere voti in uscita da altri partiti, dirà “Via i Russi dall’Ucraina!”, “Via le armi nucleari dall’Europa!”; “ Tribunale internazionale per i crimini di guerra di Putin e del suo regime sanguinario!” Capito??

Francesco Chiucchiurlotto