IL NOSTRO 25 APRILE

Anna Politkovskaja

Ogni anno la ricorrenza della Liberazione rappresenta un momento di riflessione su come la Repubblica Italiana viva la sua recente storia e ne condivida le sue fasi fondanti; così quella di oggi, ai tempi di una guerra spaventosamente ingiusta e crudele, ce ne mostra il peggio: ipocrisia, superficialità, e persino viltà.

Quel che va sottolineato, anche se non stupisce più di tanto perché c’è ormai consolidata abitudine, è che di tutto ciò ne è protagonista la sinistra, cioè quel che rimane di un mondo da tempo in dissoluzione scissionistica e deriva valoriale, in piena confusione e ritirata anche da quel che dovrebbe esserle scontato.

Il 25 aprile del 1945 l’Italia si liberò dal dominio nazifascista, sicuramente per l’intervento bellico degli Alleati angloamericani, ma con un concorso importante delle formazioni partigiane che pagarono un tributo di sangue ed orrori che consentì un dopoguerra di dignità e ricostruzione e soprattutto l’autonoma e libera stesura di una Costituzione ancor oggi viva garanzia di libertà e giustizia.

Ma se “una mattina mi son svegliato ed ho trovato l’invasor” e l’ho combattuto in armi sino alla sua sconfitta, perché tanta preoccupazione, tanti distinguo, tanti timidi pronunciamenti su quel che sta accadendo in Ucraina?

L’art.11 della Costituzione recita:” L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;”

Non ci possono essere dubbi interpretativi, come ha ribadito il Presidente della Repubblica: il nostro ripudio della guerra riguarda l’aggressione ad altri oppure il suo uso come risoluzione di una controversia; ma l’uso della forza è legittimo e doveroso per difenderci e difendere i nostri interessi in caso di aggressione, occupazione, minaccia incombente.

Perché nel manifesto dell’ANPI l’Art.11 diviene monco, citato solo in parte: ” L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa…”? non è un travisamento, una forzatura, un inganno per giustificare un neutralismo che non distingue tra aggredito ed aggressore?

Perché nel manifesto della Marcia delle Pace di ieri lo slogan FERMATEVI!  mostrava pallottole incrociate da destra e da sinistra, anche in questo caso non distinguendo?

I social, i talk, i confronti, sono diventati esibizioni dialettiche che iniziano con la premessa che c’è un’aggressione, ma …; se …; che c’è uno Zar tirannico e crudele, ma …, se …, non capendo che in parte si giustifica l’aggressione, ed in parte si assolve lo Zar, e forse in modo decisivo lo si aiuta e facilita nella sua strategia di dominio.

La soluzione è sul campo: non per sconfiggere Putin, ma per dimostrargli che neanche lui potrà vincere e che un tavolo di vero compromesso e duratura pace gli sia conveniente.

Vorrei che questa nostra ricorrenza, che auspico sia in futuro autentico patrimonio nazionale, possa essere dedicata ad una delle tante vittime di Vladimir Putin, Anna Politkovskaja, uccisa il 7 ottobre del 2006, ed offerta dai suoi sicari come regalo di compleanno per i 54 anni dello Zar con “gli occhi senza luce”; i suoi libri, i suoi articoli ed i suoi reportages, sono la più limpida ed inequivocabile testimonianza sulla realtà russa di oggi e l’indicazione più concreta sulla parte dalla quale stare e come starci.

Francesco Chiucchiurlotto