IL SINDACO D’ITALIA

Sindaco

Se c’è una cosa insopportabile è la levata di scudi che si presenta ogni volta che si parla dell’indennità di carica dei Sindaci, che di recente è stata adeguata con criteri, secondo me criticabili per la sperequazione indotta dal numero di abitanti amministrati, ma assolutamente sacrosanta per il valore del ruolo rivestito .

Intanto come impegno e responsabilità il Sindaco è sicuramente in cima alla lista delle cariche pubbliche; le indennità tra chi amministra un capoluogo o un borgo di 1000 abitanti, magari nelle aree interne e montane, andrebbe riequilibrato, a parità di spesa, in favore di quest’ultimi.

Nessuno tratta poi dello status giuridico degli amministratori comunali, per esempio sul fronte della previdenza che non è loro attribuita, e quindi non si computa ai fini pensionistici, oppure per usufruire di alcuni istituti che possano facilitare l’espletamento del mandato, come aspettative adeguate, permessi, rimborsi ecc.

Non capire che essere amministrati da persone preparate e professionali è un costo della democrazia e non della politica tout court è un limite che riguarda il populismo ancora imperante; tant’è che trovare candidati a Sindaco o al Consiglio è sempre più difficile.

Ma c’è una interessante proposta che riguarda le riforme istituzionali prossime venture, cioè quella del SINDACO D’ITALIA, mutuata dalla legge n°81 del 1993, che più volte abbiamo indicato come superata o quanto meno da aggiornare alla luce dei difetti emersi, proposta anni fa da Matteo Renzi, e ripresa di recente dal governo Meloni, che sostanzialmente si presenta come alternativa alle varie forme di Presidenzialismo indicate.

L’elezione diretta del Presidente del Consiglio, che esalta la volontà popolare ed il crisma dell’autorevolezza dell’eletto, non riguarderebbe più il Presidente della Repubblica, bensì il Presidente del Consiglio dei Ministri.

Attenzione, sempre di verticalizzazione si tratta poiché in questo schema il Presidente del Consiglio assorbirebbe dal Presidente della Repubblica il potere di nomina e di recesso dei ministri, nonchè il potere di sciogliere le Camere, per dimissioni o decadenza come avviene con i Consigli Comunali, e naturalmente attribuirebbe altre prerogative al suo ruolo, sul tipo della legislazione d’urgenza per decreto, che comunque anche oggi imperversa.

Può essere un tema di discussione virtuoso? Ritengo che a fronte di un qualsiasi tipo di Presidenzialismo valga la pena di affrontarne alcuni nodi: quello della stabilità per esempio, poiché laddove viga l’elezione diretta del Premier, come in Israele dove si è votato per tre anni di fila, bisognerebbe introdurre l’istituto della sfiducia costruttiva che garantisce il cambio di governo con un nuovo leader e quindi impedisce nuove elezioni.

Così come per i Comuni, temperare il ruolo verticistico dei Sindaci in favore del Consiglio Comunale, sia con sfiducia costruttiva, sia con nuove prerogative delle minoranze e dei Consiglieri, farebbe bene alla politica partecipata dalla base, che tornerebbe a contare attraverso gli iscritti ai partiti.

Oggi a colpi di voti di fiducia e decreti legge viviamo la costante sottrazione del potere legislativo al Parlamento, che invece va recuperato a fronte di un potere esecutivo forte e duraturo, ma normato in modo esplicito, chiaro, trasparente, e con gli opportuni contrappesi.

Francesco Chiucchiurlotto