TRENT’ANNI SPRECATI

Mani Pulite

Quello che trent’anni fa è avvenuto in Italia con l’inchiesta MANI PULITE  e con il fenomeno di TANGENTOPOLI sta per essere archiviato nella ricorrenza 1992/2022, dopo qualche dibattito, intervista, speciali, podcast, allegati ai quotidiani principali, foto d’antan di com’eravamo, bravi, popolari, spietati ma giusti, dei magistrati protagonisti, che come i Moschettieri del Re di Francia sfilavano in Galleria a Milano “da bere”.

Uno di essi è stato proprio il giorno dell’anniversario addirittura rinviato a giudizio, un altro fa il consulente nella Capitale, un altro ancora fa il possidente in campagna ed infine Gherardo Colombo pare essere l’unica faccia spendibile sui media; è dappertutto.

Ma si può provare ad andare al di la della ricostruzione accademica dei fatti o anche della pietas che doverosamente tocca a chi ci perse la vita nel suicidio o il rispetto e la reputazione nella galera ingiustamente subita? Solo il 54% degli indagati fu condannato!

Quella fu innanzitutto un’operazione politica voluta dal ceto medio ed alto borghese e la sinistra, che utilizzarono all’unisono le corrazzate mediatiche Corriere, Repubblica, Unità ed i derivati televisivi, per conquistare ed inferocire una opinione pubblica stanca del malaffare imperante che stava soffocando anche il sistema produttivo.

Ma perché la cura da cavallo non funzionò se non per qualche mese, se non perché la categoria che sottendeva l’attività dei magistrati e lo sconquasso dei partiti fu di ordine morale e non politico?

La questione morale la pose Enrico Berlinguer il 28 luglio 1981 in una intervista a Scalfari, in cui lapidario affermò che i partiti non facevano più politica e che essi erano “macchine di potere e di clientela”, federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”; che i partiti avevano “ occupato lo Stato e le sue istituzioni”.

Berlinguer nella sua analisi lucida accampa la diversità del PCI, i suoi 60 anni specchiati, le difficoltà ad imporre una vera svolta in una Italia dai vecchi difetti ed ancora alle prese con un terrorismo, che con l’omicidio di Alto Moro aveva chiuso ogni sbocco a sinistra della crisi italiana; egli non poteva dire o fare di più.

Però il seme dell’approccio morale al tema era stato piantato e moralistica fu la risposta del 1992 e seguenti, in cui si buttò con l’acqua sporca di tangentopoli, anche il bambino del sistema dei partiti, reso fragile anche per la caduta del muro.

Ma dopo 10, 20, 30 anni perché ancora tarda una vera risposta politica alla crisi dei partiti ed al malaffare? Che c’è da fare?

Intanto attuare l’art.49 della Costituzione sui partiti, oggi poco più che mere associazioni senza personalità giuridica e controlli non solo sui conti ma anche sulla democrazia interna; stroncare il personalismo, il centralismo, il verticismo ovunque si manifesti, a cominciare dalle istituzioni di Comuni, Province, Regioni con uno spostamento di poteri sui rispettivi Consigli, sedi in cui la partecipazione e la rappresentanza possono riacquistare vigore; semplificare all’osso il di più, che è notoriamente del Diavolo, di ogni nostra legislazione che impatti con il denaro.

Altri anni non li reggeremo!

Francesco Chiucchiurlotto