L’ARTE DEL POSSIBILE

Elly Schlein

Tra le tante definizioni della politica, da Aristotele a Max Weber, passando per Machiavelli, c’è appunto quella che essa è l’arte del possibile; cioè al di la di razionali previsioni ed oggettive condizioni, la politica crea quello che può esserci.

Così Elly Schlein ha vinto il confronto delle elezioni primarie del Partito Democratico, battendo il più solido e strutturato Presidente della Regione Emilia e Romagna, apparentemente favorito nella competizione.

A ben ricordare il commento di quelle elezioni regionali in cui Bonaccini vinse e che fermarono l’ascesa di Matteo Salvini: “Non ci hanno visto arrivare”, è valido anche questa volta per la mobilitazione, anche se non più eclatante e colorata, delle SARDINE di Mattia Santori e soprattutto di tutti quelli che dopo Renzi e Letta non ne potevano più dei riti correntizi del PD, e che ieri sono tornati ad esprimersi.

Un dato sul quale riflettere è lo smottamento verso Elly degli elettori ai gazebo delle grandi città che ha fatto la differenza superando nettamente Bonaccini che ha prevalso nelle province e in parte del sud.

Il segnale è inequivocabile e costitutivo di un futuro riassetto del partito, in quanto le tematiche sui diritti e sul coinvolgimento energetico e contaminante del personaggio è apparso nei risultati molto adatto al contesto urbano.

I temi sul salario minimo e la lotta al precariato e sulla sanità sono dedicati ai cosiddetti ”ultimi”, come quelli a sfondo sessuale e di genere dedicati ai “giovani”, insieme ai temi della scuola e della cannabys, hanno funzionato anche perché declinati in modo nuovo da una giovane donna.

Sull’aggressione russa all’ Ucraina, resta una traccia di ambiguità su un percorso negoziale che non esiste e che si potrà ottenere soltanto difendendo, anche con le armi, quel popolo.

Due grandi questioni attendono la Schlein per le quali ha la fortuna di avere il tempo per affrontarle, poiché la scadenza politica di verifica ci sarà tra un anno con le elezioni europee, che essendo di tipo proporzionale non pongono il dilemma delle alleanze.

Quindi la sindrome di Pinocchio circondato a sinistra dal gatto Giuseppe Conte  ed a destra dalla volpe Calenda-Renzi, entrambi con intenzioni poco amichevoli, può essere tranquillamente evitata per concentrarsi sia sull’affinamento dell’elaborazione, sia sulla ricostruzione di un partito moderno, senza oligarchi e profittatori, ma con regole e modus operandi innovativi e condivisi.

L’altra questione è il metodo delle primarie che per l’eterogenesi dei fini ha prodotto questa occasione peculiare di cambiamento, creando comunque il (falso) problema della smentita eclatante del voto dei circoli PD.

Lo sforzo dovrà essere quello che un PD nuovo di zecca non abbia bisogno di questa doppia verifica, ma affidi ai soli iscritti la determinazione delle cariche degli organi interni, a cominciare dal Segretario, e sin da subito fare in modo che riaprendo le iscrizioni al partito si inizi una stagione nuova in cui l’unità delle varie posizioni, tutte e quattro, trovi una sintesi virtuosa e vittoriosa.

“Gli innocenti non sapevano che la cosa era impossibile, quindi la fecero”!

AUGURI!

Francesco Chiucchiurlotto