40° Anniversario dalla morte di Luigi Petroselli: ignorata totalmente la famiglia del defunto Oreste Massolo

Petroselli

«I presenti e militanti dell’ex P.C.I. a seguito della commemorazione per il quarantesimo anniversario dalla morte di Luigi Petroselli, non hanno conosciuto “Gigi Petroselli”, non solo per questioni anagrafiche, ma perché non hanno mai lavorato in prima fila e quotidianamente con Lui, così come invece è avvenuto con il defunto Oreste Massolo, ignorato totalmente in questo evento. Ciò ha provocato tra l’altro una notevole ferita all’amicizia con la moglie Aurelia, meravigliata per la mia assenza in un’occasione così importante».

Così commenta Anna Maria Massolo, la compagna di vita per tanti anni del fratello virtuale di “Gigi Petroselli”, sotto il profilo ideologico ed operativo politico.

«Insieme, a Viterbo e per tanti, anni hanno dato vita, volto e l’autorevolezza al P.C.I. Di seguito, nel tempo a Roma, in sedi istituzionali diverse, dopo l’impegno presso il Comune di Viterbo.

Al di la del lavoro, – spiega Massolo – si frequentavano e si consigliavano a vicenda, uno come sindaco di Roma, l’altro eletto ed impegnato, con vari incarichi presso la Regione Lazio: consigliere, assessore, vicepresidente, segretario del consiglio regionale, per due legislature. Il lavoro presso il comitato centrale del P.C.I. li aveva omologati in una profonda amicizia e forte ideologia comune, così lavorando nella segreteria regionale. Mi chiedo, se la nota intransigenza sulla moralità dell’azione politica, praticata da mio marito, possa aver contribuito ad una voluta perdita di memoria da parte degli addetti all’organizzazione dell’evento.

Il compagno di tante battaglie di “Gigi”, non può e non deve essere dimenticato, anzi completamente ignorato, soprattutto perché era presente al momento della sua morte, inoltre perché Viterbo è stato l’obiettivo di tanto lavoro, svolto anche con Petroselli in condivisione, entrambi impegnati con passione ed assoluto disinteresse personale.

N° 207 proposte di legge presentate alla regione, di cui 117 divenute legge, hanno avuto lo scopo di modernizzare ed arricchire economicamente la zona, anche provinciale.  Il lavoro per tramutare la libera università della Tuscia in ateneo statale, fondato oltre quarantanni fa arricchendosi sempre più di nuove facoltà, oggi al 600° posto per dignità a livello mondiale. Non mi sembra cosa da poco.

Come uomo di cultura ed amante dell’arte, ha voluto presentare apposite leggi per arricchire l’arredo urbano di Viterbo con opere dei maestri Paternesi e Capotondi.  Il tempo non può cancellare tanta dedizione al territorio, un’amicizia e collaborazione con “Gigi”, così grande, un simbolo della sinistra viterbese molto stimata ed amata da tanti cittadini che ancora lo rimpiangono.

Nessuno degli organizzatori mi ha informata, tantomeno invitata all’evento, spero che non si tratti di precisa volontà, comunque non si può ignorare un pezzo di storia di Viterbo e provincia, ancora tanto viva nella mente dei meno giovani».