EFFETTO DRAGHI

Draghi

Certo che fa un certo effetto guardare in televisione il colloquio vis à vis tra Joe Biden e Mario Draghi; oppure vedere quest’ultimo che si aggira tra i big del mondo con la disinvoltura e la padronanza di uno che conta, di uno che riscuote attenzione e rispetto in quel mondo esclusivo che è il G7.

Ogni paragone con gli altri Presidenti del Consiglio italiani, forse con l’eccezione dell’altro Mario, è impietosa e stridente ed al contempo anomalo ed anche un poco inquietante.

Infatti dopo 4 mesi da quel 13 febbraio che ha avviato la 67esima Presidenza del Consiglio ci cominciamo a rendere conto che guardiamo il contesto politico italiano in modo diverso ed in particolare l’approccio benevolo che dedicavamo alla nostra classe politica diviene più serio; la superficialità ed anche l’ingenuità di tanti comportamenti si fa fatica ad accettarli; i trucchi dialettici e le perifrasi tautologiche, non si sopportano proprio più.

E’ la drammaticità del momento che conferisce a Draghi un consenso al governo che è sostenuto in Parlamento al 74%; ma è il suo prestigio, la sua storia, la sua forza argomentativa che ha fatto del “debito buono” la novità europea più rilevante dopo il massacro dell’economia greca ed il rigore ottuso espresso ovunque per contrastare la crisi del 2008.

Ma il contesto sta cambiando? Si adegua ai nuovi tempi del PNRR? Si sta uscendo migliori dalla pandemia?

Bah, con tutta la buona volontà di osservatore disinteressato e disincantato non mi pare proprio.

Salvini, cominciamo dal primo partito italiano, continua a intestarsi alcune posizioni giocando in anticipo su alcune decisioni e su alcuni passaggi scontati sull’uscita dalla pandemia; ma non era lui che mieteva consenso tra i no vax girando senza mascherina o comiziando senza distanziamento? E se oggi ne stiamo uscendo nessuno gliene chiede il conto?

E le posizioni sui migranti, sulle tasse, sullo sviluppo sono ancora valide ed attuali nonostante tante controindicazioni maturate nel tempo? Parrebbe proprio di si.

Ma il centro destra è ben messo perché le varianti rappresentate da Berlusconi e Meloni arricchiscono la sua offerta politica di lotta e di governo e sembrano incalzare Draghi da posizioni di forza; salvo poi scoprire che la corda non può essere tirata più di tanto, come ammonisce l’incalzato.

Nel centro sinistra, che appare più succube e tranquillo, come il carattere del segretario del partito di riferimento, Enrico Letta, ci si balocca con strumenti obsoleti come le primarie che continuano a chiamare i passanti a votare nei gazebo, così come capita, con le formazioni del due o tre per cento, depositarie di chissà quale verità palingenetica, che non trovano un piatto di amatriciana intorno al quale fare un accordo.

Infine Conte, Grillo, Di Maio che con tutto il rispetto sembrano personaggi in cerca di autore.

Insomma godiamoci l’effetto Draghi, incrociando comunque le dita perché di Uomini della Provvidenza abbiamo già fatto amara esperienza.

Francesco Chiucchiurlotto