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LA TERZA REPUBBLICA

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Era il 23 novembre1993 ed a Casalecchio dopo l’inaugurazione di un suo super magazzino, Silvio Berlusconi aveva preparato una conferenza stampa con tanto di televisioni.

Una delle ultime domande la fece una giornalista dell’ANSA: alle elezioni comunali di Roma, che il 6 dicembre successivo avrebbero visto il ballottaggio tra Rutelli e Fini, chi avrebbe votato come Sindaco?

Berlusconi indicò il nome di Gianfranco Fini e ne motivò le ragioni; poi però aggiunse con tono assertivo e con il migliore dei suoi sorrisi:” Se le forze moderate non si unissero, non potrei non intervenire direttamente.”

Era l’annuncio della sua futura discesa in campo, evidentemente da  tempo in corso di organizzazione, che non sortì subito grandi effetti; non solo passò quasi inosservata, ma suscitò anche ironia e fastidio.

La Storia si sarebbe poi incaricata di segnare quella data come l’inizio della trentennale SECONDA REPUBBLICA.

Non credo serva molto accapigliarsi sull’analisi di quei trent’anni, che con il funerale di ieri si sono compiuti; luci, ombre, e per qualcuno anche tenebre, attengono ad un giudizio che non può non essere che di due ordini, quello politico e quello morale, e toccherà a ciascuno discernervi il dosaggio.

Mi pare più interessante divinare sulle sorti imprenditoriali e politiche della sua eredità, che contrassegneranno l’avvio di questa TERZA REPUBBLICA.

Mediaset ed annessi costituiscono un patrimonio nazionaleche è nell’interesse di tutti preservare e le avances che verranno avanti vanno prese con tutta la prudenza e la perizia possibili.

Non c’è dubbio che il mantenimento di Forza Italia con una leadership solida e condivisa, rafforza il centro destra e può consentire una evoluzione di FdI verso la visione di Giorgia Meloni per l’approdo ad un partito conservatore che raccogliendo tutte le componenti non solo di destra, ma anche di centro, più o meno progressista, si candidi al governo del Paese sul lungo periodo.

Insomma una nuova DEMOCRAZIA CRISTIANA che stavolta occupi stabilmente la destra, ”guardando” al centro, in un sistema bipolare mantenuto tale ad ogni costo.

C’è una variabile importante a questa analisi, ed è costituita dal Partito Democratico di Elly Schlein e che parte dal ragionamento che l’affermazione di Meloni ha riguardato poco più della metà dell’elettorato, e che le opzioni messe in campo sono da anni quelle stesse che con il pieno dei votanti risultavano minoritarie.

La Schlein deve capire, se non l’ha già fatto, che una cosa è recuperare voti e tessere sui diritti negati di alcune minoranze, altra cosa è costruire una politica, innanzitutto culturale e sociale, che convinca, invogli, spinga, milioni di persone a riavere fiducia nelle istituzioni.

E’ la QUESTIONE ISTITUZIONALE bellezza! E se non la sielabora, la si spiega, la si applica, la destra non sarà scalfita: riforma dei partiti, legge elettorale, intermediazione tra poteri, partecipazione e rappresentanza: altro che pranzo di gala!

Francesco Chiucchiurlotto

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