Non Ce La Beviamo: Ipocrisia, confusione e cattiva politica

Non ce la Beviamo

«Quello che emerge dall’inchiesta sul servizio idrico viterbese, pubblicato dal giornale on line TPI,  sono le scelte sbagliate sulla Talete e della Talete e quelle di chi dovrebbe controllarla.

Fino ad oggi – comunicano dal Comitato Non Ce La Beviamo – le necessità del territorio, riguardo la presenza di arsenico nell’acqua, sono state affrontate sull’onda emergenziale con la scelta di affidarsi alla costosa e inattendibile depurazione con filtrazione ma manca un serio piano di intervento duraturo e risolutivo.

Ritardi che si trascinano portando con sé altri problemi come l’indebitamento, la caotica e oscura politica verso i comuni – a volte amici, a volte nemici secondo le circostanze.

Tutto avviene tra i persistenti tentativi di privatizzazione e l’incapacità di un gestore, di un bene pubblico di prima necessità, di assolvere perlomeno ad alcuni elementari obblighi.

I sindaci si sono, semmai,  baloccati con molto impegno nella ricerca di presidenti  e consiglieri con stretto rigore partitico.

Per quanto riguarda le difficoltà della Talete ci si affida a un ipotetico quanto incerto prestito di ARERA (che non ha la finalità di concedere sovvenzioni) e si tralascia tutto il campo aperto degli specifici contributi europei, statali e regionali, per gli investimenti e anche quelli per il miglioramento e uso delle acque nel settore agricolo:

Non un progetto, non una richiesta allo Stato di intervenire con la fiscalità generale, né alla Regione con le norme previste dalla Legge 5/2014 –  disconosciuta anche da chi avrebbe l’obbligo di applicarla-; non una richiesta alla Cassa Depositi e Prestiti – banca pubblica – , che è preposta agli interventi per realizzare infrastrutture e che invece finanzia il commercio e le fabbriche di armi, con i soldi dei risparmi postali.

Fino ad ora anche nel Piano d’Ambito manca un progetto o un’indicazione precisa sulla risoluzione definitiva della questione arsenico.

Si aspetta il salvataggio privato (ACEA) per soddisfare con le bollette dei viterbesi gli appetiti di SUEZ, Caltagirone e altri.

Il Comitato “Non ce la beviamo” ha indicato chiaramente le possibili soluzioni per uscire dalla crisi, la prima delle quali è il superamento di Talete SpA trasformando il modello gestionale in bacini idrografici come previsto dalla Legge 5/2014.

A  seguito delle 15.000 firme depositate in Regione lo scorso mese di giugno, il Comitato Non ce la Beviamo, insieme  al Coordinamento Regionale dei Comitati per l’Acqua Pubblica, ha inoltrato  una richiesta di incontro  (che si dovrebbe svolgere nei prossimi giorni) al Presidente della Regione Zingaretti e agli Assessori Alessandri e Lombardi .

La battaglia per l’acqua pubblica continua».