Per il bene comune, intervento del Vicepresidente del Lazio Daniele Leodori

Daniele Leodori

«Per prima cosa vorrei ringraziare il Rettore dell’Università della Tuscia Stefano Ubertini per l’ospitalità in questa sede e il Presidente Nicola Zingaretti per la sua presenza.

Ringrazio le Autorità di Gestione e i colleghi presenti: gli assessori Paolo Orneli e Lorenzo Sciarretta, insieme al Consigliere Enrico Panunzi.

Li ringrazio non solo per essere qui ad illustrare i passi fatti finora e quelli da fare nei prossimi mesi e anni, ma anche per la dedizione con cui hanno svolto il proprio lavoro, grazie alla quale oggi possiamo presentare dei progetti, una visione e degli investimenti di qualità con cui rilanciare il Lazio verso il futuro.

Sono contento, poi, che questa presentazione avvenga davanti ad una platea che raccoglie gli interlocutori più importanti per noi istituzioni: imprese, cittadini e parti sociali.

Insieme abbiamo individuato la strada da percorrere nei prossimi anni per favorire la crescita della Regione e del territorio di Viterbo, e insieme daremo concretezza a questi progetti coinvolgendo le migliori risorse del territorio.

Si chiude la programmazione, inizia l’azione

Non voglio rubare tempo ai colleghi che interverranno dopo di me ma vorrei solo anticipare alcuni elementi rispetto al lavoro che stiamo facendo sulla Programmazione 2021-2027 e sui fondi del PNRR.

In primo luogo, voglio ribadire un concetto. In questi incontri, quello di oggi a Viterbo, quello di Frosinone la scorsa settimana e i prossimi che seguiranno, ci troviamo ad un punto di svolta.

È una svolta tra la programmazione e l’azione

Oggi chiudiamo una fase che è durata molto, che è stata sicuramente complicata dall’andamento della pandemia e che ci ha visto impegnati per gettare le fondamenta del prossimo futuro.

Questa fase si chiude con una forte consapevolezza: ci aspettano mesi e anni decisivi per il futuro del Lazio. Ci aspettano mesi e anni in cui l’obiettivo non sarà solo ricostruire quanto è stato danneggiato dalla crisi ma nei quali avremo la priorità assoluta di andare avanti, superare gli ostacoli che hanno rallentato la crescita, rimuovere le barriere economiche, infrastrutturali e sociali che non hanno consentito uno sviluppo all’altezza delle nostre potenzialità.

Per farlo, per aprire questa nuova fase di azione, possiamo sfruttare due grandi opportunità:

  • La nuova Programmazione 2021-2027, che è raddoppiata rispetto alla precedente, grazie alla premialità riconosciuta alla nostra Regione per aver speso in modo efficiente ed esaustivo le risorse 2014-2021;
  • Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un’occasione enorme che porta nel Lazio oltre 15 miliardi di euro.

Ecco allora perché negli ultimi mesi abbiamo lavorato tanto, dialogando costantemente con il territorio, con le imprese, con le parti sociali, per ascoltare le esigenze di tutti e costruire insieme le condizioni più adatte a far arrivare nel Lazio investimenti e risorse che favoriscano la competitività delle imprese, l’innovazione dei modelli di sviluppo e la valorizzazione del territorio.

Il patrimonio culturale: il volano di sviluppo del Lazio 2030

Ecco proprio parlando di territorio, vorrei arrivare al secondo punto del mio intervento: la tutela e valorizzazione dei beni culturali.

La Regione Lazio, come l’Italia tutta, dispone di un patrimonio inestimabile e ineguagliabile in termini di valore artistico, storico e culturale.

Dobbiamo riconoscere, però, che in passato non siamo stati sempre in grado di comprendere come e in che misura questi tesori potessero costituire un motore di sviluppo per città e territori.

Non devo ricordarlo io, purtroppo. Troppo di frequente beni di incomparabile bellezza e pregio sono stati abbandonati all’usura del tempo. Troppo spesso risorse di un valore immenso sono state dimenticate dal territorio stesso che le ospita.

E allora quando abbiamo iniziato a ragionare su come impiegare le grandi risorse di cui disponiamo abbiamo immaginato tra i nostri obiettivi prioritari quello di un cambiamento strutturale nella gestione del patrimonio regionale e nella valorizzazione delle risorse artistiche e culturali, concentrandoci in particolare sul legame inscindibile tra cultura e turismo.

Tutti noi conosciamo l’impatto che il settore turistico ha sul nostro territorio. Parliamo di una spesa che, secondo le ultime rilevazioni della Banca d’Italia (luglio 2020), vale il 6,4% del nostro Prodotto Interno Lordo regionale.

Gran parte di questo indotto deriva dalla curiosità, dall’interesse e dal fascino che i nostri luoghi suscitano tanto nei concittadini italiani quanto nei visitatori stranieri.

E non sto parlando solamente delle bellezze di Roma, attenzione. Io parlo di tutta la nostra Regione e naturalmente del viterbese: parlo di Civita di Bagnoregio, conosciuta in tutto il mondo, parlo di Palazzo Farnese, dei Giardini di Bomarzo.

Un nuovo modello di turismo all’avanguardia

Questi luoghi attirano migliaia di visitatori e grazie a loro generano lavoro e sviluppo, ma questo circolo virtuoso va alimentato e inserito in una cornice di crescita della Regione che noi, come istituzioni, abbiamo il dovere di favorire attraverso investimenti intelligenti, strutturali e finalizzati a generare valore.

Negli ultimi 20 anni il turismo si è evoluto molto rapidamente e noi dobbiamo riuscire a stare al passo. Dal mio punto di vista, basato soprattutto sull’osservazione di quello che è stato fatto in passato, non abbiamo molte alternative davanti a noi.

O continuiamo a pensare al turismo e alla valorizzazione del patrimonio culturale come veniva fatto nel secolo scorso, sfruttando passivamente le ricchezza da mettere in mostra e limitandoci ad ottenere risultati minimi.

Oppure ci decidiamo a fare un passo in più per offrire a chi è ospite della nostra regione la piena soddisfazione di esigenze avanzate.

Ci impegniamo, cioè, ad offrire infrastrutture che consentano di fruire di tutto il territorio in modo confortevole e accessibile, attraverso il miglioramento dei collegamenti fisici e l’ampiamento dei servizi digitali.

Vi faccio un esempio: quando nel 2013 siamo arrivati in Regione Lazio la Cotral, responsabile del trasporto pubblico su gomma, versava in condizioni disastrose, a un passo dal fallimento, con autobus risalenti agli anni ’90.

La nostra scelta non è stata solo quella di rinnovare la flotta ma abbiamo voluto farlo in maniera intelligente, per creare un trasporto pubblico efficiente in tutta la Regione.

Tra i numerosi interventi, ad esempio, abbiamo messo a disposizione della Cotral 20 nuovi bus dedicati al trasporto da e verso i comuni più piccoli del Lazio, incluse le zone di montagna. Una misura che ha l’obiettivo di dare ad ogni singolo cittadino – residente o turista – il diritto di muoversi e di spostarsi raggiungendo in tempi brevi ogni angolo del Lazio. Grazie a questo intervento oggi 46 piccoli comuni in più godono del trasporto pubblico garantito e vogliamo continuare su questa strada anche nei prossimi anni.

Ci impegniamo, in secondo luogo, a creare le condizioni ideali per le nostre città affinché possano ammodernarsi ed essere competitive nello scenario nazionale e internazionale, attraendo la domanda turistica soprattutto dall’estero.

Si sente parlare spesso di “Smart City”, che detto così sembra un concetto vuoto. In realtà, fare in modo che le nostre città siano capaci di sviluppare processi di innovazione grazie alle tecnologie digitali è il primo passo per favorire le imprese, migliorare la qualità di vita dei cittadini e perseguire obiettivi di sostenibilità economica e ambientale.

Basti pensare che, secondo i dati dell’Osservatorio Digital Innovation, l’89% dei comuni italiani considera il tema Smart City una priorità fondamentale e che le entrate generate dalle imprese che si occupano di Smart City a livello globale ammontano a 32,3 miliardi di dollari annui.

Infopoint digitali, musei virtuali, realtà aumentata, creazione di community culturali sul web: questi aspetti sono elementi sempre più importanti per attirare visitatori.

Pensate, ad esempio, ad un turista che arriva nel Lazio e deve decidere dove andare. Troverà sicuramente informazioni sul Colosseo e sulle bellezze di Roma.  Ma non sarà attirato allo stesso modo da tanti altri luoghi della nostra Regione altrettanto affascinanti.

La Regione Lazio ha:

  • 6 siti parte del patrimonio Unesco;
  • Oltre 165 musei (statali, civici, provinciali);
  • Oltre 30.000 imprese legate alla filiera della cultura e del turismo.

E allora dobbiamo far sì che il web e i social network siano il nostro primo canale di promozione, che la scoperta della Regione in ogni suo aspetto avvenga anche grazie alle potenzialità del digitale.

Ci impegniamo, infine, a creare un modello di scoperta del Lazio che sia basato su percorsi di senso. Immaginiamo al turista medio che visita un museo, un borgo o un parco naturale. Non può semplicemente passare in rassegna una serie di capolavori o di monumenti, la sua visita deve trasformarsi invece in un cammino storicamente e culturalmente coerente.

I beni culturali sono indice di una identità, segno di un percorso di civiltà che appartiene ai luoghi in cui si collocano. Per questo dietro ad un monumento o a un paesaggio non c’è soltanto la storia di quel luogo ma vive una stratificazione di arte, letteratura, civiltà.

Molti di voi lo ricorderanno: a partire dal 1600 e per almeno due secoli, i giovani dell’aristocrazia europea erano soliti intraprendere un lungo viaggio nell’Europa continentale con l’obiettivo di conoscere le fondamenta della civiltà occidentale e i luoghi in cui la storia e la cultura europea si erano formate.

Sapete qual era la meta principale del Grand Tour? L’Italia

Ecco, io immagino il nuovo turismo del Lazio come un “Grand Tour” in chiave moderna. Un modo di valorizzare il patrimonio in una prospettiva di visita integrata e innovativa, che richiami turisti da tutto il Mondo e possa offrire opportunità di crescita alle imprese che fanno turismo e occasioni di rinascita per i territori abbandonati.

Questo è il lavoro che abbiamo pianificato e che, insieme alle colleghe e ai colleghi delle istituzioni regionali e locali, vogliamo realizzare nel prossimo anno e mi auguro anche in quelli successivi.

Conclusioni

Pochi giorni fa, il 16 marzo, ricorrevano i 44 anni dal rapimento di Aldo Moro, che ne ha preceduto il tragico omicidio. In quest’occasione mi è capitato di rileggere l’ultimo discorso che Moro tenne in Parlamento, nel quale ha espresso un concetto che io ritengo quanto mai adatto ai nostri tempi.

“Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a domani, credo che tutti accetteremmo di farlo. Ma non è possibile: oggi è la nostra responsabilità”

Sono certamente epoche diverse la nostra e quella degli anni ’70 in cui Moro ha pronunciato queste parole. Credo, però, che la scelta di responsabilità che oggi spetta a noi istituzioni sia proprio quella di affrontare il presente con consapevolezza di quanto possiamo fare e con la convinzione che è oggi il momento di costruire con intelligenza, visione e programmazione del futuro.

Io non ho intenzione di sottrarmi a questo compito ma anzi voglio continuare a svolgerlo con il massimo impegno».