SOCIALISTI NO?

PSE

Traggo sempre dal volume AL CAPOLINEA di Emanuele Macaluso e dall’appendice di Giorgio Napolitano del 2006, un secolo politico fa ma mai dire mai, alcuni spunti di riflessione che reputo invece quanto mai attuali; cominciamo senz’altro, come esordiva Dario Fo…

Il Partito Democratico, è stato ripetuto alla noia, è senza identità; è un partito mai nato; le sue correnti puranche legittime non esprimono idee ma battagliano per il potere del bosco e del sottobosco.

L’occasione della Segreteria di Enrico Letta potrebbe essere l’ultima e quindi non va sprecata, anche se cercando la verità di quel partito della carica dei 101, ha trovato la solita unanimità.

C’è comunque una dimensione che potrebbe salvarlo e probabilmente nella globalizzazione in cui viviamo ed in cui ci si misura ormai per aree continentali, è la sola possibile: la dimensione europea.

Infatti la dimensione nazionale non ha senso a meno di essere sovranisti, tanto che i problemi veri della Lega e di FdI è proprio questo provincialismo antichello ed autarchico.

Quindi c’è una referenza politica ma anche storica in cui esprimersi, fare alleanze, dibattere e trovare soluzioni condivise non solo di geopolitica, ma anche di approccio ai temi ed ai programmi casalinghi: l’Europa, il Parlamento Europeo, il Partito Socialista Europeo.

E’ lì che si deve cercare l’elaborazione di una serie di pre-concetti che possano formare una ideologia compiuta da cui trarre un’identità forte e non la melassa del democratricismo: già abbiamo dimenticato l’abuso che si è fatto del termine “democratico”: ne era impregnato il socialismo-reale sovietico; la DDR, tutto l’est oltre la cortina di ferro.

Tutto era definito, nominato, etichettato “democratico”; dal condominio dei caseggiati delle periferie operaie, alle associazioni culturali e sportive; senza aggettivazioni, “democratico” è un guscio vuoto, non vuol dire niente.

Però i Socialisti Europei senza infingimenti o contorcimenti continuano a chiamarsi Socialisti e se vogliamo avere contatti internazionali, contare nel Parlamento Europeo, contribuire alla definizione di una linea politica comune, è lì che dobbiamo cercare; possibile che nessuno del PD si ponga il problema del chi sono? che pensano, che fanno?

Niente! Il PD è sospeso in una nebbia di enunciazioni dalla quale ogni tanto esce fuori, che so? Lo ius soli? Il voto ai sedicenni? I beni comuni? Una LGBTQ freedom zone?

Possibile che nel discorso fondativo di Letta e nelle 21 tesi che egli invita a discutere nelle sezioni del PD non si citi neanche una volta il PSE, il Partito Socialista Europeo, quello al quale ha eppure aderito il Segretario Matteo Renzi con il trucco dell’aggiunta come sottotitolo di “democratico” (come dicevo termine fungibile ed utile ad ogni occorrenza).

Questo è un punto fondamentale da chiarire subito, anche perché dalle esperienze dei partiti aderenti al PSE, che per decenni hanno governato le migliori socialdemocrazie del mondo, abbiamo molto da imparare, innanzitutto un collegamento sincero con una storia che rischia nel PD di asciugarsi e limitarsi a quella democristiana.

Francesco Chiucchiurlotto