Talete, Non Ce La Beviamo: Consiglio Comunale chieda intervento di Regione e Stato per alleggerire i costi delle bollette idriche

Bollette salate

«Il Consiglio Comunale chieda immediatamente l’accesso ai contributi della fiscalità generale attuando la delibera comunale, proposta  a suo tempo da questo Comitato, ed approvata dal Consiglio, richiedendo l’intervento economico della Regione e dello Stato per alleggerire i costi delle bollette idriche e garantirne la gestione pubblica.

Non è tollerabile – affermano dal Comitato Non Ce La Beviamo – che siano caricati sulla bolletta dell’acqua del Viterbese  9.000.000 di  euro all’anno di costi di depurazione da arsenico. A cosa serve allora la fiscalità generale?

La Regione Lazio ha sostenuto,  per i primi tre anni, le spese di manutenzione dei  dearsenificatori sostenendo la Talete Spa con finanziamenti a fondo perduto provenienti dalla fiscalità generale e  poi ha abbandonato i cittadini Viterbesi al loro destino.

Successivamente i  Sindaci, di ogni formazione politica, si sono preoccupati solo di chiedere un prestito all’ARERA (tra l’altro non ancora concesso) e di aumentare le tariffe;  nessun altro in questo territorio ha fatto sentire la proprio voce contestando il fatto che l’inquinamento ambientale va sostenuto dai fondi pubblici e non caricando solo le bollette dei cittadini della Tuscia.

Questo Comitato sono anni che denuncia questi comportamenti ma, ad oggi, non risulta neanche che sia partita una richiesta ufficiale alla Regione Lazio che vada in questa direzione.

I Sindaci si sono solo preoccupati di tenere in piedi un carrozzone dove potevano spartirsi poltrone e clientele in un modello di gestione fallimentare, come quello di una Società partecipata, sottoscrivendo atti  come quello del 30 dicembre 2019, che ha stabilito aumenti delle tariffe dell’acqua di circa il 60% , spalmati nei primi cinque anni.

Quello a cui stiamo assistendo oggi è solo il risultato della prima tranche di aumenti.

Il Sindaco di Viterbo non faccia ancora il pesce in barile, anche lui,  in qualità di maggiore azionista della Società,  ha votato quel documento insieme a molti altri Sindaci della Tuscia.

Bene, è arrivato il momento di revocare quell’atto e di applicare la delibera comunale  approvata nel Comune di Viterbo e nei maggiori Comuni della provincia che prevede:

  • il divieto di aumento delle tariffe dell’acqua e di entrata dei privati nella gestione dell’acqua;
  • istanza ufficiale di accesso alla fiscalità generale;
  • atto di pressione nei confronti della Regione per l’individuazione dei bacini idrografici e l’applicazione della Legge 5/2014.

Il fallimento di questo sistema è sotto gli occhi di tutti, le bollette esose che stanno arrivando in questi giorni ne sono l’ennesima riprova, e i cittadini non possono tollerare ancora.

E’ utile ricordare anche in tal senso la non puntuale lettura dei consumi idrici dei cittadini o  la non costante presa in carico delle letture inviate volontariamente dagli utenti  ed è a tal fine necessario effettuare immediate verifiche, anche rispetto alle bollette mostruose che stanno pervenendo in questi giorni.

Si dia attuazione immediata alla delibera del consiglio comunale di Viterbo e anche negli altri comuni, in  modo che gli ingenti costi della dearsenicazione non siano pagati esclusivamente dagli utenti , persone incolpevoli della presenza di arsenico nelle falde idriche, ma rientrino nei costi generali regionali per il risanamento ambientale, capitolo importante e previsto anche nelle finalità del Recovery Found , il finanziamento Europeo di cui buona parte destinata ad interventi ambientali.

Invitiamo le forze politiche presenti nel consiglio comunale di Viterbo e degli altri comuni della Tuscia a dar corso a tali delibere atte a reperire le risorse economiche necessarie ad abbattere il costo delle bollette idriche».