VERTICALIZZAZIONE

Giorgia Meloni

Tra un po’ di tempo mangeremo a colazione, pranzo e cena porzioni massicce di PRESIDENZIALISMO, con contorno di AUTONOMIA DIFFERENZIATA, e PARLAMENTARISMO CEDEVOLE.

Non che non sia un bene constatare che alcuni argomenti rilevanti per la vita e la trasformazione della Nazione, ma io direi meglio della Repubblica, siano pervasivi, diffusi, discussi in ogni dove; anche nelle articolazioni più complesse, o comprese tali, da tutti, o almeno dalla stragrande maggioranza dei cittadini elettori (evitiamo di dire “ del popolo “).

Una delle missioni del governo della Meloni è proprio la modifica dell’elezione e del ruolo del Presidente della Repubblica, in senso presidenzialista all’americana, o in senso semipresidenzialista alla francese, senza trascurare l’elezione diretta del leader, come avviene per esempio in Israele.

C’è qualche medico che ha ordinato alla Giorgia Meloni questa cura, o piuttosto da Giorgio Almirante in poi la destra ha cercato una sorta di riscatto istituzionale attraverso il modello della concentrazione verticistica del potere, che nel ventennio si identificava nel solo Dux?
Le motivazioni restano quelle della stabilità, della velocizzazione delle procedure parlamentari, dell’identificazione delle responsabilità, per fare in modo che attraverso queste virtù la Nazione affermi finalmente sè stessa nelle sue peculiari doti, qualità, destini.

Mi permetto di dissentire da questa analisi e vorrei che si riflettesse sul fatto che verticalizzare il potere, accorciare la catena del comando, disintermediare le istituzioni da altre istituzioni, non da per scontato le positività che la destra assicura.

Come dimostrarlo? Ma attraverso l’esempio che ci viene dalla legge n°81 del1993 sull’elezione diretta dei Sindaci e Presidenti di Provincia, seguita da quella per i Presidenti di Regione, i GOVERNATORI! ( americaneggiando ancora una volta)

Ebbene quella legge ha funzionato nel periodo più nero di Tangentopoli in cui i partiti avevano perso ogni credibilità e consenso e quindi c’era bisogno di una figura fisica riconoscibile fatta propria dall’elettorato; ma poi?

Non è detto che si velocizzi l’amministrazione, perché se l’eletto è un pigro, pusillanime, tremebondo, incapace, si limiterà nella sua azione all’ordinario, essendo lui a decidere; non è detto che una filiera corta delle decisioni eviti la giustapposizione di interessi contrastanti, magari invece la facilita perché la mediazione politica è ridotta al minimo, e quindi il compromesso è al ribasso senza una partecipazione democratica emendante.

C’è poi il fatto che il Sindaco eserciti i suoi poteri con un deterrente formidabile sia nei confronti della propria maggioranza che negli altri di minoranza: mi dimetto, et simul stabunt simul cadunt; gli scioglimenti anticipati delle consigliature sono in aumento alla faccia della stabilità.

Insomma, salendo per i rami dall’esempio dei Sindaci sino alla Presidenza della Repubblica, il rischio è che la situazione sia quella che, con una discrezionalità, un decisionismo, un dominio che rinunci ai pesi e contrappesi previsti nell’attuale Costituzione, non dimentichiamolo mai ANTIFASCISTA!, ed ignorando che la stragrande maggioranza degli Italiani apprezza e stima oltremodo proprio questo tipo di Presidenza e di Presidente della Repubblica, si faccia un pasticcio!

Francesco Chiucchiurlotto