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Tina Montinaro ospite a Viterbo nel contesto di Ombre Festival

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Tina Montinaro, la consorte del caposcorta di Falcone tragicamente scomparto in quell’orrido attentato dinamitardo del 1992, è stata ospite di Viterbo nel contesto di Ombre Festival. Nel tardo pomeriggio l’ospite, in compagnia della Sindaca Frontini, del Questore Fausto Vinci, del vicario del Prefetto Andrea Nino Caputo, dell’assessore Notari Stefano, di Alessandro Maurizi artefice del successo di Ombre Festival, prima di recarsi in Piazza della Repubblica dove era attesa da una folla per la presentazione del libro “Non ci avete fatto niente”, ha sostato davanti alla teca che contiene i resti della croma blindata Quarto Savona 15 all’interno della quale si trovava suo marito al momento dell’esplosione.

Ha posato per delle foto con i rappresentanti delle forze dell’ordine presenti e poi, sempre accompagnata da Frontini, dal Questore e dal Vicario del Prefetto, si è avviata in Via Roma per raggiungere il luogo della presentazione. In Piazza della Repubblica è stata accolta da un lunghissimo applauso e ha iniziato la presentazione rammentando una frase di suo marito Antonio Montinaro: “La paura è qualcosa che tutti abbiamo, è la vigliaccheria che non si capisce. Io, come tutti gli uomini, ho paura ma non sono un vigliacco”.

Tina dopo quei tremendi fatti è diventata una delle promotrici dell’associazione vittime di mafia, e da molti anni gira l’Italia per parlare del sacrificio di suo marito. Tina Montinaro dice sempre: “Non chiedo tanto, solamente avere giustizia”. Già, dare giustizia. Come si può dare giustizia? Forse conservando e facendo conoscere la storia di Antonio, portandola nelle scuole, parlandone, raccontandola con libro “Non ci avete fatto niente!”. Tina Montinaro ha ribadito che è stato determinante far sì che non si perdesse la memoria “per dimostrare a tutti che quei tre ragazzi della scorta in fondo non sono stati fermati” con quei 500 kg di tritolo, perché vivono nella memoria degli italiani.

“Io giro – ha sottolineato la Montinaro – tutta l’Italia, andando nelle scuole, raccontando e ricordando la “scorta” di Giovanni Falcone e quell’automobile: la Quarto Savona 15 che grazie a persone lungimiranti è conservata in quella teca che tutti a Viterbo hanno visto”.

Ma chi era Antonio? Antonio Montinari trent’anni fa era un “ragazzo” vivace, che odiava le ingiustizie e non sapeva stare con le mani in mano. Per questo in servizio non si accontentava degli incarichi più semplici, imparava in fretta e chiedeva di essere trasferito a Palermo, negli anni in cui la lotta alla mafia era più accesa.

Redazione Ontuscia
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Quotidiano di Viterbo e della Tuscia

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