Ecco perché l’ospedale S. Anna di Ronciglione dovrebbe riaprire

Ospedale Sant'Anna

E’ sotto gli occhi di tutti che se l’ospedale S. Anna di Ronciglione fosse aperto, alleggerendo l’ospedale “Belcolle” di Viterbo, il servizio sanitario per l’intera Provincia e per l’area sud della Tuscia sarebbe migliore.

 

Si tratta – con le parole di 22 consiglieri di minoranza di vari paesi della Provincia – di “una battaglia senza colore, di tutti … “ l’attivazione di un pronto soccorso, nelle zone periferiche alleggerirebbe i carichi dell’intera struttura ospedaliera del Belcolle, garantendo una migliore accessibilità ai servizi sanitari e di assistenza agli utenti di tutti i paesi della parte sud della Tuscia. “

Come primo firmatario dell’istanza nel Comune di Ronciglione – assieme a Olivieri Agostina, Scialanca Mauro, Satriani Emanuele, Marcucci Marco – voglio personalmente intervenire, spiegando perché da anni, a fronte di tante richieste, si siano avute sempre risposte negative dalla Regione Lazio.

La risposta è nella necessità di mettere in connessione il Paese legale con il Paese reale, quando si dà un servizio alla collettività. I cittadini di un territorio piuttosto ampio, hanno intuito chiaramente ciò che sembra sfuggire alle scelte dell’amministrazione. Così serve una svolta, serve che qualcosa cambi per il meglio.

Da troppo tempo – prosegue Giuseppe Duranti, Consigliere Comune di Ronciglione – si guida la sanità pensando alla “sanità Azienda” con i termini dell’economia aziendale: un’Azienda è l’istituto economico che svolge operazioni tese a produrre ricchezza.
La sanità, l’accessibilità all’ospedale è un bene pubblico (un bene economico puro) è un bene che è impossibile gestire per trarne un profitto privato. Come bene pubblico, perciò, a causa dell’esternalità generata, è immediatamente messo a disposizione di tutti appena si verifica la necessità di richiesta e offerta.

Per troppo tempo, attraverso troppe scelte miopi, abbiamo pensato alla sanità Viterbese come ad un’azienda guidata dai parametri di costo e di profitto: dalla scelta dell’ubicazione dell’edificio, ai singoli interventi. Ora è a tutti evidente la necessità di una svolta capace di spiegare a chi dirige e al cittadino il senso del cambiamento; le opposizioni non devono continuare a balbettare, dobbiamo mettere a confronto le nostre idee, pronti a convincere come a farci convincere

Dobbiamo aprire una discussione sulla sanità come “azienda di erogazione”, l’azienda cioè che ha come scopo il diretto soddisfacimento dei bisogni dei soggetti che ad essa si rivolgono.

Forse il Covid ci può ricordare che l’ospedale S. Anna, nato con le donazioni di cittadini, per secoli ha curato un pellegrino, un senza famiglia, ha avuto la sala operatoria più avanzata della provincia, il reparto di ematologia che dava risposte anche oltre i confini nazionali.
Un servizio al territorio non può esser basato su un ipotetico risparmio, magari collocato in un luogo per molti cittadini ”difficile” da raggiungere e che non tiene conto di costi sociali ed esternalità.

E’ giunto il momento di avere il coraggio di rivolgere il Paese legale ai veri bisogni del Paese reale.