ALLONS ENFANTS

Rivoluzione francese libertà

Claude Joseph Rouget de Lisle a Strasburgo nella notte fra il 25 e il 26 aprile 1792, quando la Francia dichiarò guerra all’Austria, compose l’inno di un regimento di Marsiglia, poi divenuto diffusissimo canto della rivoluzione francese ed ufficialmente adottato poi come inno nazionale il 14 luglio 1795.

L’inno è zeppo di retorica patriottica su uno schema semplificato di un aggressore sanguinario, straniero e complice dei traditori della Patria, al quale si oppongono i figli della Francia, pronti a morire per essa.

La Marsigliese è ancor oggi l’inno della Repubblica Francese, la cui rivoluzione del 1789 è l’unica che, per l’Occidente, conservi valori ancora spendibili, ancora validamente contemporanei.

E’ la cultura occidentale, europea ed anglosassone, ad aver prodotto l’affermarsi della borghesia mercantile ed industriale, contro gli eccessi della quale sorsero i movimenti epocali del socialismo utopistico e poi Marxista e “scientifico”, che si proponevano di superare quei limiti verso mete di pace, prosperità e giustizia sociale.

L’altra rivoluzione, quella dell’Ottobre Bolscevico in Russia, in 70 anni ha consumato ogni “spinta propulsiva”, come ebbe a dire qualcuno che se ne intendeva, ed ha conservato significato e prassi di potere in qualche parte del mondo, ma non in Europa.

L’altro ’89, quello del XX secolo, con la caduta del muro di Berlino, il collasso dell’URSS, la riunificazione della Germania, ha dato inizio ad un periodo di grande sviluppo globale in cui tutto sembrava essere regolabile dai mercati, che si è interrotto il 24 febbraio di quest’anno con l’invasione dell’Ucraina.

La politica da allora sta proseguendo il suo corso con altri mezzi, quelli della guerra; regimi autoritari e autocratici, democrature e dittature, stanno prendendo spazio e potere in tutti continenti, dai BRICS al Medio Oriente, dall’Asia al cent’Africa.

Tutto appare in movimento senza un ordine decifrabile, e la piccola Europa, divisa come sempre nei suoi pingui egoismi, appare in tutta la sua fragilità di propaggine marginale dell’Asia, sotto la spinta di nuovi imperialismi, come quello teorizzato da Alexander Dugin che vorrebbe farla finita con un Occidente impuro e corrotto, a cominciare dalla UE.

Ecco che allora il ricorso ai cosiddetti valori ha un senso; la riscoperta di un patrimonio di idee da attualizzare e rilanciare può essere utile esercizio anche in una campagna elettorale minimalista, mercantilistica e improponibile nella sua ripetitività, come quella che stiamo vivendo.

Libertè, ègualitè, fraternitè, declinati nella contemporaneità in cui il populismo ha svuotato di contenuti la rappresentanza e la partecipazione dei cittadini; in cui le disuguaglianze sociali e culturali si approfondiscono; in cui la solidarietà verso gli ultimi, i poveri, i migranti diviene occasione di sopraffazione, ebbene tornano come attualissimi principi di riferimento.

E’ un nostro inesauribile patrimonio culturale quello che è stato immesso e preservato dalla Rivoluzione Francese e dalla successiva Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 9 luglio 1789, e dovremmo esserne fieri e contenti di averne, se non altro per avere l’occasione in questo mondo incasinato, di gridare e cantare: “Allons enfants!”.

Francesco Chiucchiurlotto