CEDANT ARMA TOGAE

draghi

Accanto al brocardo più famoso che recita: “SI VIS PACEM PARA BELLUM”, – Se vuoi la pace prepara la guerra -, meno noto ma ad esso consustanziale quello ciceroniano di: “CEDANT ARMA TOGAE”, – Le armi lascino spazio alla toga – cioè alla diplomazia, al diritto, all’ordine giuridico comune.

La lezione storica, ancorchè inutile come noto, ci deriva da un millennio di imperio assoluto di Roma, in cui accanto agli orrori della guerra si registrano arte, cultura, opere immani; come del resto per il dominio di Atene e delle Polis greche; per quello di Alessandro Magno; per quello dei Faraoni d’Egitto; via via sino ai giorni nostri.

Guerra e pace, come abbiamo appreso a scuola, si inseguono e si alternano in una dialettica incalzante ed infinita che non contempla il prevalere definitivo dell’una sull’altra; le anime belle del pacifismo salottiero ammettano almeno questo.

Il passaggio dall’uno all’altro status è sempre determinato dai rapporti di forza sul campo, cioè dai morti, dai danni, dalle sofferenze, dalle ragioni politiche negative, inferte al nemico, sino all’inaccettabilità di ulteriori colpi, la resa o l’arretramento, l’accordo perdente.

Quindi sono le ARMI che invocano e consentono le TOGHE, che ne preparano i tempi ed i modi di svolgimento, che ne favoriscono il successo, non viceversa, semplicemente perché nessuno rinuncia e ha mai rinunciato, a posizioni di vantaggio e di probabile vittoria.

Certo le seconde hanno un ruolo importante, ma mai assoluto o ideologicamente giustificabile, mai decisivo.

Ma la guerra d’Ucraina è veramente tale? Cioè come dice l’art.11 della nostra Costituzione è mezzo di risoluzione di controversie, da ripudiare, o è piuttosto uno strumento di offesa alla libertà di altri popoli, sulla quale intervenire se è anche una minaccia?

L’aggressione armata all’Ucraina da parte di un potere palesemente criminale (chi si può azzardare a negarlo?) non è una guerra convenzionale, è qualcosa che riguarda tutti perché Putin con la distruzione della diga Novakhovka ha palesato l’abisso dentro il quale vuole costringerci, se gli si impedisce di realizzare il sogno schizofrenico del ripristino dei confini degli Zar, del dominio di Stalin, del suo lungo e sanguinario tramonto.

Seguirà una nuova Chernobyl? Un Dr Stranamore che cavalca una atomica? Un altro disastro ambientale che occluderà il Mediterraneo? La fine dell’Europa ?

Dopo il WHATEVER IT TAKES che ha salvato l’Euro, Mario Draghi torna ad ammonirci ed a indicare una direzione: “… la geopolitica si è spostata dalla competizione al conflitto. L’Europa e gli USA non hanno alternativa se non garantire la sconfitta della Russia in Ucraina, perché la “brutale aggressione russa non era un atto di follia imprevedibile, ma un passo premeditato” nell’agenda di Putin, “ ed un colpo intenzionale all’Unione Europea.”

I valori della quale sono “pace, libertà, rispetto della sovranità democratica”, come ha dimostrato per 70 anni, perché essi sono il portato storico del bagno di sangue della seconda guerra mondiale; per questo non c’è alternativa alla vittoria dell’Ucraina.”

Mentre qui da noi in modo strumentale, ricattatorio, o semplicemente stupido, si parla del non invio di armi, di disarmo integrale, di disimpegno, anche morale, Mario Draghi ancora una volta ci consegna una cruda verità: se non sapremo difenderci, soccomberemo; se non comprendiamo i nostri interessi, li perderemo; se non opporremo coraggio, determinazione, armi, saranno gli altri a prevalere, oggi in Ucraina, domani in casa nostra.

Francesco Chiucchiurlotto