COMMUNICATION BREACKDOWN

Elly Schlein

Per una volta, dopo le mie contumelie sull’INGLESORUM, fatemi utilizzare con indulgenza il titolo che mi è venuto alla mente, di un famoso pezzo dei LED ZEPPELIN, per  analizzare quel che sta succedendo ad Elly Schlein nei media, dopo il risultato elettorale dei ballottaggi nei Comuni al voto domenica e lunedì scorsi.

La comunicazione positiva, nuova ed anche accattivante di Elly si è interrotta, ed accanto ad analisi ragionevoli e circonstanziate, si è aggiunto sfottò, sconsiderazione ed anche ludibrio, non solo nei media di cui sopra, ma anche dentro il PD e dintorni.

Vediamo il primo aspetto: intanto le elezioni amministrative hanno caratteristiche e dinamiche proprie, altrimenti basterebbero le elezioni politiche per assegnare non solo i seggi del Parlamento, ma anche le poltrone di Sindaco o Presidente di enti locali. (questa ipotesi potrebbe interessare Roberto Calderoli, il ministro delle riforme istituzionali, fantasiosamente sul pezzo dalla “legge porcata” in qua)

Quindi le condizioni locali, il peso specifico ed il carisma dei candidati, il naturale ricambio di classi dirigenti locali, poco hanno a che vedere con la visione politica ed il governo centrale, salvo una tendenza generale del Paese che si avverte ovunque.

Quindi chi attribuisce ad Elly Schlein la responsabilità della sconfitta gioca sporco e rivela un aspetto appena sopito del dopo primarie: le correnti, apparentemente ridotte a due quanti i candidati del 26 febbraio, sono più vive che mai, operative e pimpanti in quel che sanno fare meglio, l’ammuina per nuovi posizionamenti di potere.

Ma ciò non toglie che la comunicazione politica, strumento potentissimo per chi sa usarla e trarne vantaggio, va per conto suo e non trascura nessun possibile errore in chi ci si avventura cercando l’effetto, il significante, il coinvolgimento e consenso dell’uditorio, come si sarebbe detto una volta del villaggio globale di oggi.

“Non ci hanno visto arrivare” la frase che ha contrassegnato la vittoria di Elly, è stato un ottimo incipit, cui però non è seguito il discorso politico concreto su chi fossero i miopi e soprattutto cosa contenesse quell’arrivo.

Aspettiamo, nei famosi 100 giorni di rodaggio, di capirlo senza vaghezze e genericità.

E’ chiaro che l’ironia diviene facile: “ Non l’hanno vista arrivare chi? Gli elettori!”; oppure “Evidentemente non c’era niente da vedere!”

Le ultime esternazioni purtroppo vanno sulla stessa linea di vaghezza irritante: ”Accomodatevi, siamo per restare!”; di nuovo a chi si rivolge? Nomi e cognomi! È in atto una occupazione manu militari del PD, con il famoso “Hic manebimus optime”?

Poi la citazione di Mao adattata al cambiamento che non è un pranzo di gala.

Il Grande Timoniere però l’aveva riferita alla rivoluzione “che non è un pranzo di gala; non è un’opera letteraria, un disegno un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità, gentilezza …; la rivoluzione è un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un’altra!” Cioè applicato all’oggi: “ … un atto politico duro, giustificato e comprensibile, con cui una corrente ne rovescia un’altra??”  Elly fatti capire!

Francesco Chiucchiurlotto