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Siamo ormai vicini, dopo l’uscita dei primi bandi, all’avvio pieno per settembre del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR, e dobbiamo mettere in campo tutta la nostra capacità nazionale di buona spesa attraverso una immediata ricognizione ragionata dei programmi e dei progetti territoriali locali, che ogni Comune, ogni Provincia, ogni Unione di Comuni ed Unione Montana  ha in questi anni elaborato ed approvato, oppure deve ancora elaborare ed approvare.

Si tratta di rendere protagonisti  gli enti locali, EE LL, delle aree interne e montane di una occasione unica di investimenti e riordino territoriale, in un contesto che temiamo ancora non abbia compreso appieno le potenzialità di crescita e di sviluppo di essi e che poggi ancora una volta sui Ministeri, cioè su un centralismo gestionale che non ha mai ancora dato buona prova di se proprio con i fondi strutturali europei, tanto che ad ogni settennato di programmazione si chiudono i rendiconti lasciando agli altri partners svariati miliardi.

C’è un problemone di fondo: gli oltre 220 miliardi di euro che stanno arrivando, richiedono una capacità di spesa, anzi di “buona spesa”, che deve poter mobilitare e coinvolgere nuovi soggetti e soprattutto attuare quella manutenzione del territorio che solo gli EE LL sono in grado di fare e che i recenti provvedimenti cosiddetti “a sportello”, ossia diretti e con obiettivi prefissati per i Comuni, hanno dimostrato essere possibili ed opportuni.

Se invece si continua ancora esclusivamente con la logica ed il metodo dei bandi, saranno proprio i Piccoli Comuni ad essere ancora una volta penalizzati semplicemente perché dopo circa due decenni di tagli e di blocco delle assunzioni, sarà difficile organizzare uffici efficienti ed all’altezza delle richieste tecniche previste dal piano.

Si deve sin da subito sollecitare che ovunque sia possibile si intervenga con politiche integrate territoriali, mirate ad ottenere risultati tangibili ed immediati, finanziando i Comuni di cui si conoscono già i parametri che determinano le tipologie che possono beneficiare dei contributi del fondo per lo sviluppo strutturale economico e sociale previsto dall’art.3 della legge n°158/2017 detta Realacci (pregasi documentarsi).

Ebbene tali parametri e tipologie sono stati individuati per ciascuno dei 5.520 Piccoli Comuni italiani, come da un elenco allegato, (Atto di Governo 254 del 6 maggio 2021), e pertanto diviene possibile per la Cabina di Regia del PNRR stabilire una serie di priorità ed intervenire direttamente con finanziamenti mirati, senza avviare le consuete, incerte, e talvolta inaffidabili, procedure di bando.

Dobbiamo anche sollecitare la individuazione e selezione sul mercato, di Centri di Competenza Professionale, a carico del PNRR, costituiti da professionisti per progettazione, direzione lavori e rendicontazione, che si mettano al servizio dei Comuni, delle Unioni e delle Comunità Montane, di un prefissato ambito territoriale ottimale,  in modo che le politiche ministeriali tracciate nel PNRR, trovino migliaia di soggetti attuatori e che si eviti la logica delle grandi opere che tanti sprechi ha comportato per la nostra economia.

Questa impostazione cerca di rispondere chiaramente ad una domanda: se nel periodo di programmazione ordinaria UE di 7 anni non siamo mai riusciti a spendere per intero i 30 miliardi circa assegnati, come si può pensare di spenderne 220 in 5 anni?

Francesco Chiucchiurlotto