COSE DI SINISTRA?

Acqua pubblica

Il 12 e 13 giugno  di 10 anni fa si tenne il referendum popolare sull’acqua pubblica che stabilì nuove modalità di gestione pubblica ed abrogò il profitto garantito per le gestioni private.

L’ esito fu plebiscitario con i SI all’abrogazione al 95,35%, a significare una volontà netta degli Italiani di disporre di un bene primario e comune senza profitti per nessuno e gestito dalla mano pubblica, come garanzia di equità e disponibilità per tutti i cittadini.

Questi dieci anni però sono trascorsi quasi invano, salvo poche eccezioni di qualche Sindaco o Presidente di Regione, e la ripubblicizzazione delle varie fasi gestionali del sistema idrico integrato non è avvenuta.

Da tempo in Parlamento alcune proposte di legge in proposito non trovano impulso e nel frattempo la situazione complessiva è peggiorata con un aumento sia dei costi del servizio che delle perdite degli acquedotti e dei bilanci delle società di gestione ripianate sulla tariffa dei cittadini; tòh ancora  Pantalone!

Sono innumerevoli i bilanci idrici deficitari, sia in house che misti o privati; le grandi holding multiutility continuano ad essere quotate in borsa e quindi a fare profitto, ma ancora più grave è la pressione che alcune lobbies del settore stanno esercitando contro le gestioni in economia che circa 1.400 piccoli Comuni, in gran parte di aree interne e montane, conducono grazie ad una deroga alla normativa vigente.

A commemorare il decennale del referendum sono scesi in piazza i vari Comitati che dopo averlo promosso ottennero da 27 milioni di Italiani l’affermazione dell’acqua come bene comune pubblico, da tutelare, conservare e distribuire a tutti.

Oggi dopo 10 anni è ancora viva la richiesta che i Comuni tornino protagonisti della gestione del sistema idrico integrato; che le gestioni in economia dei piccoli Comuni delle aree interne e montane siano tutelate; che la strategia nazionale delle green communities sia finanziata adeguatamente all’interno del recovery plan e che infine sia il Parlamento a sancire la volontà politica espressa dal referendum, con una nuova inequivocabile legge.

Ma un fatto abnorme ha accompagnato queste manifestazioni: l’assordante silenzio dei partiti, della politica e dei media, su un tema di una importanza indiscutibile come quello dei beni comuni di cui l’acqua è bandiera e per i quali l’affermazione dei contenuti referendari è banco di prova e segno dei tempi quanto mai significativo.

Ma non dovevamo cambiare in meglio nel post pandemia dopo aver appreso la lezione che salute, e beni comuni non vanno apprezzati appieno solo quando sono in pericolo?

La sinistra ed il PD non erano in cerca di temi, di obiettivi, di agorà?

L’esclamazione di Nanni Moretti con la quale chiedeva invano a Dalema “…dì qualcosa di sinistra !!” dobbiamo essere condannati a ripeterla con tutti quelli che l’hanno seguito e che seguiranno?

Che grande occasione perduta questa del decennale! poteva veramente servire a colmare la distanza tra classi dirigenti e cittadini, restituire credibilità alle istituzioni ed alla politica; togliere di mezzo, almeno per l’acqua, quel “business is usual” del nostro capitalismo rimasto straccione, concessionario e parassitario.

Francesco Chiucchiurlotto