DA SECOLO SCORSO

militari russi

Prof.Fabbri, non trova che le celebrazioni del 9 maggio sulla Piazza Rossa abbiano avuto un sentore di passatismo più consono al secolo scorso o addirittura a due secoli fa, cioè all’URSS o addirittura agli Zar?

In effetti lo sfoggio di potenza militare con i reggimenti squadrati e colorati, le bandiere ed il passo dell’oca, la falce e martello, il nastro di San Giorgio degli Zar esibito da Putin, i vecchissimi generali e veterani ancora in vita come unica compagnia sul palco, fanno tornare in mente proprio uno Zar, Alessandro III (1845 – 1894), che affermava con orgoglio, ma anche con una punta di disappunto: ” La Russia ha solo due alleati: la sua flotta ed il suo esercito” ; due perchè allora non c’era aviazione.

La rivista FORBES ha poi fatto notare che la partecipazione di esercito ed armamenti quest’anno è risultata inferiore di circa il 30% rispetto al passato; l’assenza di aerei motivata dalle pessime condizioni atmosferiche non sta in piedi e nasconde sia le perdite subite, sia l’attuale impiego operativo di quest’arma; mancava poi il capo dello stato maggiore dell’esercito Vitaly Gerasimov, forse veramente ucciso o forse in disgrazia.

Ma il vecchiume comunicativo è nella fissità della ricorrenza: possibile che dal 1945 la Russia di Putin non abbia altro da esibire? Possibile che il 9 maggio resta la sola ricorrenza, per quanto sacra, che identifichi una nazione? Nazione, che si sente minacciata alle sue frontiere e perennemente circondata da nemici? ma se è il più grande Stato del pianeta, estendendosi per ben 17,8 milioni di chilometri quadrati attraverso due continenti, l’Europa e l’Asia; praticamente inespugnabile.

 È il doppio del secondo Stato, il Canada, che occupa circa 10 milioni di chilometri quadrati, mentre il terzo, gli Stati Uniti d’America, si attestano a 9,8 milioni di chilometri quadrati, insomma ci troviamo davanti ad una percezione non solo errata ma forse patologica.

Infatti è stato fatto notare che con Putin si è fuori dalla politica, la sua Russia è in una dimensione mitica, sacrale: i continui riferimenti al passato, alla millenaria Mosca “Terza Roma”, che domina i popoli slavi, ed all’Occidente corrotto e malvagio, non costituiscono un problema per qualsiasi tipo di negoziato?

Putin è al potere da 22 anni, in ogni dittatore o autocrate, la parabola umana della propria obsolescenza sconfina nella storia, nel mito, nel sacro, perdendo di vista la politica e le sue dinamiche.

Probabilmente i colloqui lunghi e frequenti con lui di Emmanuel Macron, contribuiscono alla distensione ed al dialogo più di ogni oggi impossibile negoziato.

La Russia non è riuscita, come per esempio gli altri Stati satelliti dell’est, compresa l’Ucraina, a darsi una connotazione nazionale; è stata concepita dopo la dissoluzione del 1991, come una riedizione dell’URSS, quindi con una intima natura imperiale ed imperialistica sostituendo i miti ed il pantheon del comunismo, con quelli di un passato che da Costantinopoli al Rus di Kiev arriva agli Zar ed a Stalin del 1945.

Per questo i ricavi delle risorse infinite di gas e petrolio sono state utilizzate solo per armarsi, anche di testate nucleari, forse le più numerose al mondo, piuttosto per un sistema di welfare possibile ed adeguato ad una grande potenza; che ha invece un PIL tra i più bassi d’Europa.

La guerra all’Ucraina quindi risponde a tutte queste criticità ed esigenze e la rivelazione di essere una “guerra preventiva” fatta imprudentemente ieri da Putin, che lo accomuna al corrotto e vituperato George W. Bush con l’Iraq, rivela le difficoltà sul campo: da guerra lampo a guerra di logoramento e posizione, insomma da secolo scorso.

Francesco Chiucchiurlotto