È L’ORA DEI TERTIARII

Partito Democratico

È indubbio che la gloria millenaria di Roma poggiasse sulla sua potenza militare ed in particolare, senza togliere nulla al dominio navale sui mari, sul suo esercito.

L’organizzazione in legioni, l’invenzione dei mobilissimi manipoli, il genio edile, logistico, ingegneristico e tecnologico, per quanto si potesse sviluppare all’epoca nelle tecniche offensive e difensive, fecero dell’esercito romano il fattore decisivo della supremazia di Roma nel mondo allora conosciuto.

Le legioni romane erano schierate in battaglia in tre comparti distinti: i principes, i soldati più giovani, le reclute, i più ardimentosi; gli hastati, i milites di età matura che avevano nella lancia l’arma principale; i tertiarii o triari, cioè l’ultima fila dei veterani, quelli reduci di tante guerre, il cui urto, se richiesto, risultava quasi sempre decisivo.

Ricorrere ai Tertiarii” divenne a Roma, ma anche nelle epoche successive, metafora e sinonimo di ultima risorsa, di estremo tentativo di rovesciare le sorti di una battaglia.

Mi pare che per quanto riguarda le vicende incasinatissime del congresso o primarie del Partito Democratico, siamo proprio giunti al necessario ricorso dei tertiarii.

Dove trovarli? se non in ciò che la cultura progressistaitaliana ha prodotto come eccellenza e come livello di relazioni intellettuali nei tempi e nei modi ancora utilizzabili.

Sono stato criticato per aver indicato nella Rivoluzione Francese l’unica rivoluzione ancora spendibile per valori e riferimenti sociopolitici, dopo il fallimento dell’Ottobre ’17;ma mi pare che oggi tanta pigrizia di elaborazione alla fine riduca il tutto ad un confronto di adesioni a questo o quel leader sulla base di interessi spiccioli, spesso clientelari, o talvolta occasionali.

Nel 1919, nella magmatica Italia del dopoguerra, nascono due partiti, quello Fascista e quello Popolare; la scissione di Livorno del 1921 spacca la sinistra in PSI e PCd’I, la marcia su Roma del 1922 rende sino al 1943 il regime autoritario di Mussolini egemone, sino poi alla sua sanguinosa caduta del 1945.

Può essere d’aiuto nella comprensione del nostro presente il fatto che oggi siamo governati da una coalizione in cui il partito egemone, Fratelli d’Italia, ha saputo conservare dopo Fiuggi con Alleanza Nazionale, i propri “Tertiarii” identificabili nella fiamma tricolore che ancora campeggia nel loro simbolo?

A sinistra niente? Veramente si può pensare che Fratoianni e Bonelli abbiano gli attributi terziari per costituire una base culturale forte e tenace per riformare uno schieramento che sappia elaborare un pensiero, una prassi, una visione di una sinistra moderna ed europea?

Salto a piè pari i contenuti di “pensiero” delle varie correnti PD in ben altre faccende affaccendate: infatti i settant’anni dalla morte di Benedetto Croce, il padre del liberalismo democratico italiano, sono scivolati via senza un accenno.

La lezione di Piero Gobetti sul “Fascismo autobiografia di una nazione”, con quel che ne consegue, completamente ignorata mentre si assisteva al trionfo di FdI.

La ricchezza di spunti di una sofferta e omnicomprensiva elaborazione dell’opera di Antonio Gramsci, relegata a cianfrusaglie da robivecchi. 

Le fondamenta istituzionali di un Piero Calamandrei o di un Luigi Einaudi e di tanti altri Padri Costituenti, neanche citate,davanti all’ennesima “porcata” dell’autonomia regionale differenziata.

Le elaborazioni ignorate di Luigi Sturzo su una autonomia comunale e provinciale che renda giustizia all’art.5 della Costituzione, e che finalmente trovi utili e normali i partiti politici applicandone loro l’art.49, non sono i segnali inequivocabili di una sconfitta già sancita?

Si vuole rinunciare ai Tertiarii? Accomodatevi!!

Francesco Chiucchiurlotto