EQUILIBRISMI E TRAVAGLI (Seconda Parte)

Il Fatto Quotidiano

  • Prof. Fabbri, ho notato che lo spirito di fondo con cui Marco Travaglio maneggia alcuni argomenti storici relativi all’invasione e distruzione dell’Ucraina abbiano lo scopo di dimostrare una corresponsabilità tra le parti ed in particolare, come causa dello scatenamento del conflitto, l’aggressività della NATO verso la Russia non solo ai suoi confini ma in tutto il mondo; la definizione di Macron della Nato “dall’encefalogramma piatto” o la costruzione programmata del secondo gasdotto tedesco, mi pare dimostrino altro.

Infatti credo che Travaglio tratti molto superficialmente le questioni dell’allargamento Nato a stati ex Urss ma su questo, data la superficialità evidente, non c’è da dire molto; invece si può criticare a fondo dal punto di vista storico, quando afferma che gli Usa hanno attaccato l’Iraq, e la Libia perché Saddam Hussein e Gheddafi erano alleati “amici” di Mosca.

 Il disegno Usa era altro, legato all’annullamento del patto segreto Sykes-Picot del 1916 che spartiva l’Impero ottomano solo  tra Gran Bretagna e Francia sulla base di un Nazionalismo arabo piuttosto che su un concetto di  panarabismo. Gli Usa hanno preso poi ufficialmente parte ai rapporti con il Vicino Oriente diventandone l’ attore principale.

 Mosca aveva con Gheddafi un rapporto non di alleanza in esclusiva, ma sicuramente importante, e le motivazioni per demolire l’equilibrio libico non erano puntate contro la Russia, ma contro un sistema economico e geopolitico da resettare.

Circa poi la Siria, egli chiama Bashar al Assad come fosse un dittatore: ma Assad è il Presidente di un paese arabo, e non è applicabile una idea di dittatura secondo il nostro concetto di democrazia occidentale; egli appartiene compiutamente all’idea storica di organizzazione sociale della Siria. Assad è stata l’unica colonna che ha retto nel riassetto del Vicino Oriente voluto dagli Usa e Putin; ha difesi gli alawiti, cofondatori insieme a Saddam Hussein del partito Baath, tendenzialmente laico e socialista.

Ancora: la questione dell’annessione della Crimea è concettualmente una critica di Putin all’epoca sovietica; ricordo che la Crimea fu donata all’Ucraina nel 1954 da Nikita Kruscev per ricordare l’afflato cosacco-russo del trattato di Pereiaslav del 1654, e la questione del Donbass filo russo anch’esso risale a quel trattato quando i cosacchi ad est del Dnepr abbracciarono la Moscovia mentre ad ovest del fiume restarono filo occidentali.

  • Altra cosa sorprendente è la negazione della rivolta popolare contro il governo filo russo ed a favore dell’ingresso in Europa, che Travaglio riduce a “colpo di stato” ed a manovra di servizi segreti, ignorando i milioni di Ucraini che si mobilitarono.

Euromaidan non può essere liquidata come una protesta nazionalista supportata da milizie neonaziste. È noto, anche da analisi incrociate tra i due schieramenti, che un ruolo fondamentale lo ebbero le autorità russe, così come l’ex presidente ucraino Victor Yanukovitch, identificati come gli istigatori del massacro di Maidan. I cecchini, la cui identità ha fatto enorme fatica ad essere rivelata e la maggior parte non è stata identificata, uccisero più di 90 persone nell’arco di pochi giorni. Già allora il capo dei nuovi servizi di sicurezza dell’Ucraina, Valentin Nalivaïtchenko, dichiarò che il massacro di febbraio fu “pianificato” da parte dei servizi segreti russi, FSB, per essere poi avallato dall’ex presidente ucraino Victor Yanukovitch. Fu poi presentata come una “operazione antiterroristica” supportata da una consegna di equipaggiamento militare e armi da parte di due aerei dalla Russia il 20 gennaio. Le accuse furono subito smentite dall’FSB, che dichiarò:  Che queste affermazioni restino sulla coscienza dei servizi di sicurezza ucraini”. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov (in carica dal 2004), attribuì le morti di Maidan a un gruppo di estrema destra ucraino chiamato ” Pravy Sektor” – settore destro-. Furono arrestati anche membri delle forze speciali antisommossa, i Berkout – aquila reale, in lingua ucraina – per aver partecipato attivamente alla repressione. I Berkout furono poi sciolti dal ministero degli interni ad interim nel febbraio del 2014; noti per la loro violenza, erano particolarmente odiati e temuti dai manifestanti ucraini. È innegabile che tra le maglie di questa sommossa abbia operato anche la Cia e l’Fbi, anche se non furono presenti sul campo, aiutarono Kiev anche a mettere in atto un efficace sistema di sicurezza. A Marzo 2014 la Casa Bianca annunciò la visita a Kiev del direttore della CIA John Brennan, e ciò alimentò la propaganda russa, secondo la quale il nuovo esecutivo, composto secondo Mosca da “fascisti”, sarebbe “telecomandato” dall’estero. Di conseguenza il Cremlino si è adoperato, sin dalla partenza delle autorità filo-russe da Kiev, ad incoraggiare “insurrezioni popolari” nelle province orientali e meridionali della sua ex Repubblica sovietica, il Donbass. Maidan rispecchia esattamente le dinamiche dell’attuale conflitto: ambiguità, falsa Storia, propaganda, manipolazione sociale, mire neoimperialiste, affari economici di ogni genere compreso mercato armi; tutti fattori che sanciscono l’abissale distanza tra questi due Mondi slavi nella prospettiva di un nuovo riassetto geopolitico che, a guerra terminata, vedrà l’enorme business della ricostruzione, ma la nettezza di giudizio “storico” di Travaglio è fuori luogo.

  • Grazie Prof. Fabio Marco Fabbri, ed a presto.

Francesco Chiucchiurlotto