GREEN COMMUNITY

Europa

Tra le prerogative di garanzia affidate al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, c’erano senza dubbio quelle sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che tutti però in Europa chiamano con termini più aulici, Next Generation UE, cioè un investimento per le nuove generazioni europee.

I circa 320 miliardi assegnati all’Italia, gran parte dei quali da restituire, vengono erogati a mano a mano che procedono gli iter burocratico amministrativi previsti nel piano e le riforme di sistema che da tempo ci vengono richiesti ed ora ribaditi.

Quindi per noi, che abbiamo stanziamenti di gran lunga superiori agli altri partners europei, c’è una prima corsa ad ostacoli per l’erogazione delle risorse, ma ce ne attende un’altra ben più dura ed importante che è rappresentata dalle verifiche finali e dalla rendicontazione di quanto speso.

Questi passaggi finali saranno particolarmente duri perché in caso di bocciatura si dovranno restituire i fondi erogati a vantaggio di chi sarà in grado di spenderli presto e bene.

E’ noto che una parte consistente delle erogazioni finanziarie, circa il 30% del PNRR, è dedicato agli enti locali, Comuni e loro aggregazioni, chiamati ad una sfida impari e rischiosa stanti le loro condizioni amministrative precarie, dopo anni di tagli finanziari, blocco del personale e dell’informatizzazione, (la banda larga ha fatto la fine del “campo largo”, tanto per ironizzare) nonché centralismi opprimenti, sia statuali che regionali.

La toppa dei 1000 esperti di Brunetta, delle formazioni di supporto tecnico sia associative che regionali, è stata peggio del buco: le montagne hanno partorito dei topolini, costosi e fragili e dopo un anno il bilancio è palesemente negativo.

Ora siamo nel bel mezzo di uno dei bandi più interessanti e seguiti, quello sulle Green Community, che bandito il 30 giugno, purtroppo senza una opportuna proroga del termine fissato al 16 agosto !, rischia di vanificare l’impatto positivo che potrebbe avere.

Da un lato formare aggregazioni di Comuni su tematiche tipiche delle aree interne e montane come acqua, boschi, turismo sostenibile, efficienza energetica, mobilità ecc., che potrebbero essere utili referenti nel proseguo dei bandi PNRR e nel partenariato pubblico privato; dall’altra assistiamo alla rivalutazione di un ente bistrattato ed in alcuni casi colpevolmente soppresso, come la Comunità Montana.

Nel Lazio poi è dal 2016 che si è legiferato in proposito, ed il Consiglio Regionale ancora non si interroga che alla luce delle ultime evoluzioni istituzionali essa può essere, con adeguati aggiustamenti di governance e soprattutto con deleghe ed attribuzioni,  l’ente intermedio che serve al coordinamento della crescita del territorio, soprattutto con il PNRR.

Invece le Comunità Montane del Lazio sono commissariate e quindi limitate nelle loro prerogative, con una inquietante lunga sospensione della rappresentanza democratica e del confronto istituzionale con la Regione Lazio, soprattutto dopo il mancato rinnovo del Consiglio delle Autonomie Locali. C’è attenzione da parte dei Sindaci ed una consapevolezza sull’importanza di creare Green Community, tanto che se ne stanno creando molte; l’auspicio è che ancora una volta l’ottimismo della volontà supplisca al pessimismo della ragione.

Francesco Chiucchiurlotto