IL MIGLIOR SISTEMA ELETTORALE

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L’attuale legislatura, la XVIII, scaturita dalle elezioni del 4 marzo 2018 ed iniziata il 23 marzo di quell’anno, è esemplare per descrivere sia la peculiarità della politica italiana, sia la crisi di sistema irreversibilmente determinatosi nel ventennio precedente.

La peculiarità è dimostrata dal susseguirsi di due governi, a guida Giuseppe Conte, con maggioranze in parte opposte, il primo durato 461 giorni ed il secondo 527, sino a Draghi.

Come ci si deve annoiare in Europa, viene spontaneo da dire, che sò, in Germania, Francia, Inghilterra con quei governi così monotonamente stabili per 5 o sette anni!

E’ comunque indubbio che siamo al limite delle possibili variabili di governo e delle immaginose soluzioni politiche; con Draghi abbiamo toccato il vertice del sublime, se questa categoria dello spirito fosse spendibile nel tracciare la guida di un Paese come il nostro.

E’ quindi ovvio che il sistema elettorale che useremo per andare a votare nel 2023 è non solo strategico per scegliere bene ed assicurare un governo “stabile e sicuro”, come si diceva una volta, ma anche un’ultima drammatica chance a disposizione prima di precipitare in una fase storica contrassegnata dalla rovina economica e sociale di una nazione che sta scherzando col fuoco.

Eppure non se ne parla; non c’è traccia nel dibattitto di questi ultimi mesi di un accenno alle tematiche che dovrebbero interessare e coinvolgere i partiti e soprattutto i cittadini elettori.

Ci sono molte ragioni ed alcune anche buone: innanzitutto dobbiamo attuare il recovery plan di oltre 200 miliardi, cifra d’investimento mai vista a memoria d’uomo; dobbiamo attuare le riforme richiesteci in cambio: almeno fisco, giustizia, PA; ma poi soprattutto dobbiamo evitare che l’allestimento di una nuova legge elettorale stimoli, come è spesso avvenuto, la conflittualità interna e la voglia di elezioni anticipate.

Però un libero confronto, non appena gli addetti ai lavori avranno impostato l’attuazione sia del piano che delle riforme, potrebbe cominciarsi sulle tematiche elettorali, perché tra l’altro il dimezzamento del numero dei Parlamentari aggiunge nuovi stimoli alla discussione.

Durante la relativa campagna referendaria nel fronte del SI si avanzò tra le sue ragioni quella dell’occasione da cogliere per accompagnare la diminuzione del numero di deputati e senatori, con una profonda revisione dei regolamenti, sia quelli per discutere e votare i provvedimenti legislativi, ma anche per ammodernarli e soprattutto semplificarli; così pure per rinnovare l’impostazione ed i poteri delle burocrazie ministeriali, vero, potente ed inamovibile mandarinato, refrattario ad ogni riforma di sistema.

Ecco che potrebbe essere utile ed unitariamente affrontabile senza patemi, un tema comune alle forze politiche, cioè quello di riappropriarsi di meccanismi di governanza normativa, di attitudini decisionali, di semplificazioni necessarie (a cominciare dalla numerosità della nostra burocrazia), che in questi ultimi decenni hanno allungato la catena di comando cui rispondere o addirittura se ne sono allontanati del tutto.

Poi certo, a tempo debito, cominciare il confronto tra maggioritario uninominale semplice o a doppio turno; proporzionale con sbarramento più o meno alto; preferenze e genere.

Una legge elettorale fatta non per danneggiare i partiti avversari, ma per governare bene.

Francesco Chiucchiurlotto