INTERVISTA A FABIO MARCO FABBRI

Bambina Ucraina

Ho incontrato il Dr Fabio Marco Fabbri giornalista dell’Opinione, storico e docente presso l’Istituto PUSKIN di Mosca, plurilingue anche orientali ed esperto di geopolitica, che dibatte e illustra in conferenze e seminari in Italia ed all’estero.


L’occasione mi è sembrata propizia per raccogliere le opinioni di uno studioso non improvvisato o a cachet come nei nostri talk quotidiani, per arricchire il bagaglio di informazioni e valutazioni sulla guerra in corso in Ucraina, sulle dinamiche del potere in Russia e negli Usa, sul ruolo dell’Europa.


– Dr Fabbri, cominciamo dall’escalation, se si può dire tale, iniziata in Cecenia ed oggi arrivata in Ucraina su impulso di Vladimir Putin.
Il termine escalation si può usare, ma considerando le interazioni geopolitiche della Russia di Putin con il resto del mondo.
Ci sono state due guerre cecene: la prima dal 1994 al 1996 e la seconda dal 1999 al 2009, dieci anni terribili in cui si è vista la distruzione della capitale Grosny ed una crudeltà verso la popolazione civile senza precedenti, la cui denuncia costò la vita alla giornalista della Novaja Gazeta, Anna Politkovskaja.
Putin ha utilizzato, sicuramente per affermarsi da semplice e modesto colonnello del KGB, la politica del pugno di ferro contro la Cecenia, stato ex URSS ed islamico-sunnita, ed i gruppi terroristici che operavano in Russia; divenne molto conosciuto, ma sempre in seconda fila, prima come assistente del Sindaco di Pietrogrado e poi del successore di Gorbacev, Boris Ielsin, nel farsi portavoce della linea dura.
Il KGB contava allora 420.000 agenti in tutto il mondo e quindi creare al suo interno un gruppo omogeneo e fedele fece di Putin il depositario dei segreti internazionali, ma sicuramente anche di quelli della politica interna, che utilizzo per diventare Presidente nel 2000, addirittura su proposta di Boris Ielsin.

– Poi arrivò la Georgia e la Crimea.


La Georgia fu quasi un’operazione chirurgica; la Crimea nel 2014 anche, non turbò più di tanto gli equilibri, essendo russofona ed in gran parte russofila; Nikita Krusciov nel 300 anniversario del trattato di Perejaslav del 1654 tra Russi ed i cosacchi ucraini, pensò bene nel ridisegnare le Repubbliche sovietiche di attribuirla all’Ucraina.
L’occupazione però avrebbe dovuto suscitare almeno un preallarme se si fosse considerato il pensiero che Putin incarnava: cioè quello del ripristino dei confini della potente URSS ed addirittura del suo personale compulsivo spirito neoimperialistico di tipo zarista.


– Poi ancora ci fu in Ucraina Piazza Maidan o Euro Maidan, un movimento di massa contro il governo di Yanucovich che i Russi definiscono come colpo di stato; è corretta questa interpretazione?


Non credo si possa identificare quel movimento, che è costato oltre 50 vittime tra i manifestanti, come un colpo di stato; la fuga di Yanucovich a Mosca ha prodotto una situazione istituzionale sicuramente anomala, ma non configurabile come un colpo di stato preordinato ed eseguito.


Francesco Chiucchiurlotto