LA LINGUA BATTE …

Fabio Rampelli

C’è una deriva gaffeuse, direbbero i francesi, che affligge il governo di destra centro, che pare inarrestabile e che dall’indignazione che suscita arriva anche, alla derisione ed al dileggio.

Sull’attentato di Via Rasella e la successiva sanguinosa rappresaglia, pagina dolorosissima trattata sin dal 23 marzo 1944, con rispetto, prudenza e dolore, abbiamo assistito prima alla sottovalutazione nazional populista della Presidente del Consiglio che imputava all’italianità la scelta delle vittime, ignorando gli antifascisti e gli ebrei che ne formavano la stragrande maggioranza, poi ci si è messo il Presidente del Senato.

Di La Russa e del suo sanguigno carattere si può dire tutto, anche in termini leggeri ed accondiscendenti, ma l’equivoco sulla banda musicale di militari tedeschi quasi pensionati, nel tentativo di attribuire una ferocia ingiustificata a chi faceva resistenza armata all'”invasore”, è probabilmente troppo ed altrove sarebbe stato pesantemente e ben altrimenti sanzionato.

C’è poi il caso del copia-incolla del discorso di Mussolini sull’assunzione di responsabilità del delitto Matteotti di un alto funzionario dello Stato; gli omaggi variegati al Pantheon del Ventennio, in tante occasioni in cui finalmente, coloro che per decenni curavano il sottotono ed il defilamento si sentono autorizzati all’evidenza, allo sfoggio, all’ostentazione.

Da ultimo questo scivolone del Ministro dell’Agricoltura che dai giovani in perenne seduta sul divano, passa a discettare di sostituzione etnica, di “razze” minacciose, di numeri improbabili come il rapporto tra 30.000 e 59.000.000.

Non credo affatto che oggi ci sia il rischio di una caratterizzazione fascista sia della Nazione che della Repubblica, nè tanto meno rischi per l’ordinamento costituzionale uscito dalla Resistenza Antifascista del dopoguerra.

Ma non va dimenticato che il Fascismo nasce in Italia, come originale forma autoritaria e totalitaria che trae origine dalla trasformazione parlamentaristica delle istituzioni liberali e naturalmente dalla violenza e sopraffazione capillare esercitata su chi non aderisse o si piegasse ad esso.

Detto ciò non si può dimenticare che il contesto internazionale è cambiato; che circa ottant’anni di democrazia parlamentare, con tutti i suoi difetti, ci ha segnato profondamente e che il valore della libertà è sincero ed universamente diffuso.

C’è poi la “genialata” dell’On. Fabio Rampelli con la sua proposta di legge sulla difesa della lingua italiana, che può essere esempio virtuoso di come si possa fare una polemica utile attraverso una iperbole esageratamente estesa.

Rampelli ha confessato: “Se devi fare casino, fallo sino in fondo!”

L’esagerato uso di termini stranieri è un fatto, e non riguarda soltanto il linguaggio della quotidianità, ma anche quello scientifico ed addirittura giuridico, dal “job act” di Renzi, ai ” miles and targets” degli adempimenti PNRR.

Che la lingua italiana si stia impoverendo è testimoniato dalla drastica diminuzione dei vocaboli usati (dai circa 5000, ai 600), dall’imperversare di locuzioni come ” In realtà – In qualche modo – Come dire – Diciamo – In buona sostanza – che sostituiscono altri termini più appropriati o sono semplicemente inutili.

C’è poi anche che se ne sta facendo un uso sconsiderato, come quando si dice o si scrive che la vittima di un delitto viene: – Freddata – Giustiziata.

Insomma se l’On. Rampelli ottenuta l’attenzione mediatica che voleva, si facesse ora promotore, senza assurde sanzioni, ma con l’autorevolezza di tutto il Parlamento, emendare l’emendabile a cominciare dai vocaboli stranieri in leggi e regolamenti, non sarebbe male.

Francesco Chiucchiurlotto