MOZIONI SENZA EMOZIONI

Enrico Letta

Ci siamo; il “congresso”, come indicativamente chiamiamo il processo di elaborazione e selezione del Partito Democratico, che si concluderà il 26 febbraio, ben 5 mesi dopo quel 25 settembre dell’altr’anno, che ha aperto la stagione nuovissima del destra-centro al governo e lasciato senza guida un partito sconfitto, è nel vivo del suo svolgimento.

I quattro candidati alla Segreteria hanno pubblicato le loro mozioni politiche, (per chi vuole leggerle nelle due versioni di integrale o sintesi, basta andare sul sito partitodemocratico.it) e ci si può rendere finalmente conto di cosa si sta discutendo e dove si vuol portare un partito, di cui si può dire tutto ma non che non sia un elemento indispensabile e costitutivo del nostro sistema democratico.

Quindi l’approccio ai temi merita grande attenzione ed anche qualche sforzo, di tempo ed impegno, per conoscerne i contenuti.

Le 4 mozioni hanno un titolo e come detto, una duplice veste di cui la parte integrale ha diverse estensioni: Parte da Noi di Elly Schlein, 33 pagine; Energia Popolare di Stefano Bonaccini, 44; Concretamente di Paola De Micheli, 18; Promessa Democratica di Gianni Cuperlo, 46.

Naturalmente la lunghezza delle mozioni è una pura curiosità numerica, infatti al di là di essa si avverte una tensione ideale da parte di tutti, nel fare al meglio per contribuire ad un rilancio o più pomposamente ad una rifondazione del partito.

Naturalmente le differenze ci sono eccome! dipendono soprattutto dalla storia e dall’esperienza maturata da ciascuno e dal loro carattere personale e pubblico; quel che schematizzando si può definire un approccio metodologico di carattere movimentista piuttosto che istituzionalistico, storicistico o tradizionalista, è facile da riconoscere e da analizzare.

Quindi è auspicabile un bel lavoro molto utile per contaminare i vari aspetti di forma e contenuto di ciascuna mozione, per ottenere al termine una sintesi che, senza emozionare più di tanto, sia una piattaforma di rilancio ed anche riscatto per l’attuale PD: per esempio cogliere la parte molto pregevole sulle istituzioni locali da Bonaccini, oppure la regolamentazione delle correnti, piuttosto che l’utopistica loro negazione, dalla De Micheli.

C’è una cosa che comunque dovrà preoccupare chiunque esca vincente dalle primarie: le 4 mozioni rischiano di diventare 4 nuove correnti tenute assieme più da un posizionamento di potere congressuale, che da convinzioni di idee e prassi strategiche.

Che ci azzecca Dario Franceschini con la liberalizzazione della cannabis o con l’LGBT proposta da Elly?; oppure il duo Bersani – Speranza, che sembrerebbero per storia e posizioni più affini alla De Micheli?; oppure ancora Orlando e Zingaretti che come movimentisti, non appaiono un po’ fuori posto e poco credibili?.

Sinora la discussione non ha dato quegli elementi di merito che possano essere interpretati all’esterno come fortemente innovativi e rigenerativi; non c’è ancora uno slogan di sintesi efficace come avvenne con Rottamazione di Matteo Renzi; ma se può consolare, vista quanto effimera fu quella stagione, la concretezza di queste mozioni, pur senza tante emozioni, potrebbe essere la mossa vincente per il PD per stare dignitosamente in campo.

Francesco Chiucchiurlotto