Perchè Sanremo è Sanremo…

Sanremo

Ci voleva Roberto Benigni al teatro Ariston di San Remo per riaffermare la natura antifascista della nostra Costituzione e la potenza dei suoi principi, a cominciare dall’art.21 sulla libertà d’espressione; sì perché è da tempo che non si sente affermare con nettezza che il ventennio fascista poggiava proprio sulla negazione della libertà di parola, sulla sopraffazione degli Italiani contrari o diversi, esercitata in modo capillare a base di manganello e olio di ricino, pestaggi, confino e spesso omicidi.

Un passato che non si cancella, non solo dai libri di storia, ma anche dalla memoria collettiva nazionale, ma che ha bisogno di continuo restyling e promemoria, perché purtroppo anche dopo 78 anni dalla fine del Regime non si è fatta chiarezza sino in fondo, per una sorta di FATTORE F incombente, sia sul giudizio politico definitivo su di esso, sia sull’uso ambiguo di ciò che ne resta.

Per Giorgia Meloni sinora la condanna viene espressa pienamente sul periodo dal 1938 in poi, cioè dalle leggi razziali infami ed omicide, ma non prima, alla genesi del fenomeno; di qui il culto di Giorgio Almirante, compreso quello di redattore della rivista LA DIFESA DELLA RAZZA; la conservazione della fiamma tricolore nel simbolo; l’acquiescenza ed ammiccamento per l’armamentario nostalgico tronfio e retorico, che però porta voti.

Ovunque le guerre civili hanno lasciato strascichi, divisioni, rimpianti, che è stato difficile comporre; qui da noi pare di no e si trova sempre qualcuno, intellettuale o picchiatore, che rimesta indizi di fuoco nella cenere del tempo.

Giorgia Meloni è Presidente del Consiglio e governa, come ama ripetere, talvolta anche fuori luogo, la NAZIONE; ma non si rende conto che il Fattore F di cui sopra c’è e conta; non tanto in Italia in cui il suo straordinario successo non è dovuto certo ad un convincimento ideologico bensì alla voglia della maggioranza della metà degli elettori votanti di provare qualcosa di nuovo che finalmente non li deluda, ma in Europa.

Si avverte, al di la del garbo che la sua figura femminile e le sue qualità dialettiche ispirano, che il marchio di fabbrica di certe posizioni è altra cosa dalla maturazione democratica europea che ci ha garantito oltre 70 anni di pace.

Credo che si sia capito che il fascismo italiano è restato, come avvertiva Piero Gobetti, l’ AUTOBIOGRAFIA DI UNA NAZIONE; cioè non un episodio occasionale e transeunte come per esempio quello tedesco e giapponese, bensì composto da elementi costitutivi di tipo culturale, emozionale e psicologico, di un popolo sempre in bilico tra genio e sregolatezza, guardia e ladri, Chiesa e bordello.

Anche dopo l’incarico Giorgia Meloni richiama come attuali e fondanti la trinità DIO, PATRIA, FAMIGLIA, non rendendosi conto di quanto siano divenuti logori, inattuali e cedevoli.

Il Cattolicesimo, come avvertiva Papa Ratzinger, è minoranza e minoritario non solo nel mondo; la Patria, nonostante il tentativo di coglierne fattori nazionalistici distintivi, vive nelle curve Ultras, nelle ricorrenze ufficiali e nei brand dell’internazionalizzazione; la famiglia forse resta un valore di riferimento attuale.

E’ la base della nostra salvaguardia economica, attraverso il risparmio, i nonni, la solidarietà familiare; è il tessuto connettivo delle nostre relazioni sociali ed anche politiche: cosa c’è alla base delle nostre correnti di partito se non rapporti parentali, che conservano strutture gerarchiche patriarcali nel controllo del territorio, che offrono protezione e vantaggi in cambio di fedeltà e supporto, piuttosto che certezze ideologiche.

Anche la variante criminale basa la sua organizzazione su questo schema familista, che più è stretto più la rende potente, e gli Italiani se ne sono distinti nel mondo.

Ecco, questa della valutazione valoriale basata sulla famiglia è una traccia che ci può portare ad una caratterizzazione fascista culturalmente stabile nel tempo, da cui difficilmente potremo liberarci.

Del resto durante il Ventennio il distintivo del Partito Nazionale Fascista, la famosa “cimice” obbligatoria per tutti, recava scritto: P.N.F., cioè nella coscienza profonda degli Italiani, PER NECESSITA’ FAMILIARI.

Francesco Chiucchiurlotto