Presidente a chi?

Non c’è niente da fare: una destra fruibile, post populista, anche se criticissima con l’Unione Europea almeno non alleata con i peggio figuri, finalmente svincolata, sin dal linguaggio da un passato che non passa, ce la sogneremo almeno per un altro decennio, quando gli attuali epigoni dei partiti personali che la compongono avranno passato la mano.
Esempio classico Giorgia Meloni e la sua kermesse Atreju: una settimana circa di buone iniziative con il coinvolgimento di tutte le formazioni politiche; toni distesi per temi interessanti e vitali; una padrona di casa sorridente e carismatica.

Poi nella giornata conclusiva, quella che doveva raccoglierne i frutti, diplomatici oltre che politici di tanto fare bene: pesci in faccia ad Enrico Letta di cui tutto si può dire ma non che se li meritasse in quel modo proditorio ed inospitale; giudizio sprezzante sulla marmaglia parlamentare in funzione presidenzialista; poi il capolavoro del Berlusconi Patriota a fronte di un Draghi venduto a chi sa chi.

Se c’è una cosa insopportabile nella politica di questo decennio è l’appropriazione partitica di alcuni termini patrimonio indistintamente di tutti i cittadini, come popolo e patriota.
Il fatto che qualcuno si arroghi l’esclusiva di una denominazione e ne faccia una clava dialettica e polemica ad excludendum è veramente insopportabile: ma come ti permetti di affermare che per appartenere al popolo si debba essere di destra; che per essere patriota ne debba chiedere la certificazione a destra?

E “Avanti popolo alla riscossa”? e le SAP, Squadre di Azione Patriottica della nostra Resistenza al nazifascismo? Ed il CIP, Centro Iniziative Popolari?

Ma chi ti da il diritto di giudicare il mio amor di Patria, il mio attaccamento all’Italia, o il mio sentirmi parte del popolo?

Quando poi ex cathedra si conferisce l’appellativo di Patriota a Silvio Berlusconi, che ha sempre e solo fatto i casi propri anche con quel Vladimir che pare minacci i sacri confini d’Europa, tutto il patrimonio di attenzione e di simpatia accumulato nella Festa della Storia Infinita, sfuma inevitabilmente.

Insisto sul punto di una necessaria normalizzazione della nostra destra, come del resto è avvenuto da tempo nella nostra sinistra, perché la costituzione materiale del nostro paese sta virando verso un presidenzialismo più o meno marcato, alla francese o all’americana, di cui un recente sondaggio ne afferma percentuali oltre il 70% per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.

Vedere la perdita di prestigio e di ruolo del nostro Parlamento che matura da anni, ben prima dell’emergenza pandemica ed economica, non può che portare ad un superamento del sistema istituzionale fissato nella Costituzione, che a pare mio presenta più rischi che vantaggi.

Questa nostra classe politica che pare avviata ad un ineluttabile tramonto, può avere una occasione di riscatto, forse l’ultima, con il taglio dei Parlamentari, che può comportare alla sua prima applicazione, una selezione più accurata, un cambio dei farraginosi regolamenti d’aula, una drastica diminuzione di quella folla di peones, clientes et laudatores non solo inutile ai fini della speditezza e concretezza legislativa, ma dannosissima.

 

Francesco Chiucchiurlotto