QUALE LEGGE ELETTORALE (1)

Elezioni

La prima legge elettorale del Regno d’Italia (1861) consisteva in un  sistema maggioritario uninominale a doppio turno con ballottaggio, per l’elezione della sola Camera dei Deputati essendo il Senato di nomina regia; nel 1882 si passò a un sistema maggioritario plurinominale di lista,

Dopo una fase instabile con collegi plurinominali, si tornò a un originario maggioritario uninominale, che restò sostanzialmente in vigore sino al 1919, in cui ci fù la prima innovativa svolta  con l’adozione di un sistema proporzionale a liste concorrenti; un sistema puro basato su 54 circoscrizioni; ciascun collegio eleggeva da 5 a 20 deputati con voto disgiunto, e con voto di preferenza per un numero di candidati  sino a quattro, a seconda delle dimensioni della circoscrizione.

Con la legge Acerbo (1923) il Partito Nazionale Fascista si assicurava una forte maggioranza  con un  sistema proporzionale ed un premio di maggioranza riconosciuto al partito con la lista nazionale più votata che avesse superato il 25% dei voti validi. Il partito vincente avrebbe automaticamente ottenuto i due terzi dei seggi della Camera, promuovendo in blocco tutti i propri candidati, obbligando le altre liste a dividersi il restante terzo dei seggi; nasce la dittatura per via parlamentare come dieci anni dopo in Germania.

In età repubblicana, si fece ritorno a un  sistema proporzionale puro, sino al 1993 con la legge detta Mattarellum che introdusse per la prima volta in Italia un sistema definito misto: con l’applicazione di un maggioritario uninominale a turno unico per i tre quarti dei seggi del Senato e della Camera; un ripescaggio proporzionale dei più votati fra i candidati non eletti per l’assegnazione del rimanente 25% dei seggi del Senato; e un proporzionale con liste bloccate e soglia di sbarramento al 4% per il rimanente 25% dei seggi della Camera. Con questa legge avvenne quella che la cronaca politica definì il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, favorendo un sistema bipolare di alternanza.

Neppure un decennio dopo però si fece ritorno a un sistema proporzionale  con la legge Calderoli del 2005, detta Porcellum. Questa legge impediva il voto di preferenza realizzando liste bloccate, limitava l’accesso ai partiti in base alla previsione di soglie di sbarramento e da ultimo attribuiva un forte premio di maggioranza alla lista vincitrice. Disposizione questa che non superò il controllo di costituzionalità operato dalla Corte costituzionale nel 2013.

In questo periodo intervenne più volte la Corte costituzionale in assenza di una legislazione elettorale, sino al 2016 con un sistema proporzionale  a correzione maggioritaria (cosiddetto Italicum in realtà mai applicato) con sbarramento al 3% ed eventuale premio di maggioranza  inficiato subito dalla Consulta; così si adottò nel 2017 un sistema misto, il cosiddetto Rosatellum bis, un guazzabuglio quasi impraticabile.

Gli orientamenti recenti erano in favore di un proporzionale che restituisse alla politica parlamentare la definizione delle alleanze di governo, ma di recente c’è il ritorno di una certa voglia di maggioritario.

Questo il quadro storico dei sistemi elettorali italiani, oscillanti perennemente tra maggioritario e proporzionale, ispirati però quasi sempre non dalla ricerca di stabilità e buongoverno, ma piuttosto di vantaggi e privilegi, tra l’altro mai conseguiti per una sorta di contrappasso del solito destino “cinico e baro”; Tra 5 gg vedremo quel che ci aspetta.

 

               Francesco Chiucchiurlotto