SEMPRE CARO MI FU’

Leopardi

Mentre l’agitazione in vista della prima votazione per eleggere il Presidente della Repubblica accelera in movimenti, mosse e contromosse, forse si comincia ad intravedere un esito razionale, per quanto possa esserlo la politica italiana, che mi fa azzardare una previsione.

Alla quarta votazione si paleserà una maggioranza, forse non massiccia ma rassicurante, forse non entusiasta ma serena, forse non compiutamente identificabile ma quasi, per l’attuale premier Mario Draghi.

Se ci si guarda intorno alla ricerca di papabili, nessuno come lui emergerebbe con la stessa nitidezza di figura competente, carismatica ed al di sopra delle parti.

Non certo divisivo e per tanti Italiani indecente come Silvio Berlusconi, che non mi pare colpito da quella demenza senile che ci sarebbe se veramente pensasse di farcela, quanto piuttosto motivato per mettersi in evidenza con la sua moral suation o dollars suation, per poi calare dal mazzo il jolly vincente.

Così improbabile il caso degli ultra ottantenni Giuliano Amato e Gianni letta, persone degnissime ed ancora attive, ma non certo possibili epigoni della gerontocrazia che governò il tramonto dell’URSS.

Certo che un Pierferdinando Casini con i suoi 65 anni ed ancora fornito un bel tono muscolare farebbe una buona impressione mediatica, ma le sue giravolte tra destra e sinistra non dovrebbero favorirlo.

Resta un colpaccio spettacolare con l’elezione di una donna, novità e primizia assoluta per la Repubblica, ma onestamente sia La S.ra Moratti che la D.ssa Cartabia non sembrano all’altezza della situazione, anche se il ruolo spesso fa poi il personaggio.

Insomma a freddo, il salvatore dell’euro, il carismatico europeista, il sodale dei grandi della terra, il frequentatore dei centri di potere veri, Mario Draghi, parrebbe essere la scelta migliore.

Di recente Matteo Salvini con una mossa tattica sulla sua permanenza al governo qualunque sia il Presidente del Consiglio, ha immesso una novità che si spiega però facilmente considerando una possibile vittoria elettorale del centro destra alle prossime elezioni.

Chi garantirebbe la tenuta internazionale dell’Italia sul fronte sia del debito stratosferico accumulato, sia dell’esito salvifico del Recovery Plan, New Generation EU o PNRR che dir si voglia, meglio di Mario Draghi?

La stessa Giorgia Meloni, quasi impresentabile nei salotti buoni di Bruxelles, con lui avrebbe un viatico per esercitarvi il suo fascino ed a differenza di Salvini, il suo inglese fluente.

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle” diceva il Leopardi non certo pensando al Quirinale, “e questa siepe, che tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude…”; ecco oggi siamo ancora davanti ad una siepe in cui si annidano scoiattoli e volpi, furetti e topi, qualche verme e qualche serpente allevato in seno.

L’ultimo orizzonte ci si avvicina schiarendosi a mano a mano, con la speranza di evitarci un pur dolce naufragio.

Francesco Chiucchiurlotto