SISTEMA SCON-FITTO?

PNRR

Sulle vicende del PNRR, così abbiamo chiamato il piano europeo NEXT GENERATION EU, ed i suoi ritardi, colli di bottiglia, inadeguatezze varie, si impone una domanda preliminare: ma se il Sistema Italia, storicamente, cioè da sempre, non è riuscito a spendere i miliardi che conferisce a Bruxelles ad ogni tornata programmatica settennale, lasciando ogni volta agli altri stati membri dai 3 ai 5 miliardi di euro, come può essere ipotizzabile che riesca ora con il PNRR a spenderne e bene qualche centinaio??

L’allarme del Capo dello Stato che cita il De Gasperi del “mettersi alla stanga”, quello del Commissario all’Economia Gentiloni, la consapevolezza del Governo di dover provvedere con urgenza, l’allarme di imprenditori ed apparati coinvolti è arrivato forse troppo tardi per garantire un recupero delle rate maturate.

Da più parti si è da tempo denunciato che dietro l’acronimo impronunciabile PNRR, non ci fosse una giusta tensione collettiva verso i risultati programmati del tipo di quella che ci fu con la sistemazione e rilancio dei conti pubblici nazionali per entrare nell’EURO.

Alcune cause sono ormai chiare a tutti: se il 36% dei fondi sono destinati ai Comuni, è chiaro che dopo 20 anni di spoliazione finanziaria, riduzione del personale, tentativi di soppressione e di associazionismo obbligatorio per il 75% di essi con popolazione sino a 5000 abitanti, è impensabile pretendere che siano adeguati alle bisogna.

La toppa messa dal governo con i notevoli stanziamenti per 1000 esperti altamente qualificati, remunerati con 500 euro al giorno, non poteva funzionare perché questi Comuni hanno bisogno di assistenza tecnica, funzione vietata agli esperti!

C’è stato poi il cambio di governo con l’esigenza tutta interna ai nuovi arrivati di destracentro di occupare non solo le poltrone politiche, ma anche quelle burocratico amministrative, con uno sconquasso ben immaginabile.

Il Ministro Raffaele Fitto ha accentrato su di se tutte le decisioni strategiche finendo per aggrovigliare le misure di snellimento e razionalizzazione delle procedure, in un interim di fatto che abbisogna di chiarezza sul “chi fa che cosa”, per riprendere con la lena necessaria l’obiettivo di un possibile recupero, ancora probabile.

Ci sono condizioni da creare non più rimandabili: come si diceva, caricare di valore nazionale e di sfida epocale la gestione del Piano; ed in questo la premier-leader Meloni se la smettesse di provocare con rigurgiti nostalgici la tenuta democratica ed antifascista della “Nazione”, sarebbe adattissima.

C’è poi da capovolgere l’impostazione istituzionale accentratrice e verticalizzata di questi decenni, che ha penalizzato gli enti locali Province, Comunità Montane, Unioni e Comuni, e metterli in grado di essere centri di spesa diffusi e virtuosi, in rapporto sinergico e finalmente equiordinato, come la Costituzione prevede, con le Regioni e lo Stato.

Dopo il necessario riequilibrio finanziario degli EE LL, sarà anche possibile il coinvolgimento dell’imprenditoria privata ed i decreti di semplificazioni, salvo qualche eccesso, potrebbero dare quel valore aggiunto che manca.

Nessuna sconfitta deve essere accettata, ma con il concorso di tutti, evitata.

Francesco Chiucchiurlotto