TILT

Flipper

Ogni sistema, più o meno complesso, ha un limite intrinseco che deriva da una serie di condizioni al verificarsi delle quali entra in crisi.

È la sindrome del FLIPPER (dall’inglese FLIP, colpetto, scatto, movimento brusco), oggi fuori moda, ma per decenni è stato l’attrazione principale di bar, sale d’intrattenimento ed anche domestiche.

Lo contraddistingueva un suono artificiale molto intenso ed acuto prodotto da una biglia d’acciaio che urtava una serie di birilli fissi che colpiti davano un incrocio lampeggiante di luci con dei punteggi che potevano allungare il gioco.

Ma se le mosse sui pulsanti di propulsione delle biglie in dotazione erano scomposte od esagerate, il sistema s’interrompeva ed andava in TILT (in inglese significa fine su una inclinazione o un piano inclinato).

Il governo Meloni in carica dal 25 settembre u.s., è come una partita a flipper scoppiettante, movimentata, divertente; ogni tanto un bel colpo ad effetto ed un totalizzatore di punteggi in crescita.

Come nel gioco del FLIPPER però non bisogna esagerare: le riforme costituzionali che si vogliono adottare comunque, mi paiono proprio quell’esagerazione che può mandare la legislatura in tilt o quasi.

Intanto l’eccessiva sicumera: “La riforma presidenzialista la faccio perché ho il mandato degli Italiani”.

Di quale mandato parla la Meloni se non del risultato elettorale su un programma che comprendeva, neanche in modo chiaro e preciso, un’idea di Presidenzialismo, o Semipresidenzialismo, o ancora di Premierato, che partiva dall’assunto non dimostrabile che esso stabilizzasse il sistema e forse soprattutto perchè fosse già stato invocato dal suo mentore Giorgio Almirante.

Ma il 30% circa ottenuto da quel programma basta a giustificare che esso rappresenti la volontà degli Italiani che ella vuole ad ogni costo interpretare ed interporre?

Credo proprio di NO!, anche perché intorno a quella percentuale, tra l’altro su circa la metà dell’elettorato, si sono già attestate delle effimere posizioni completamente diverse: da Renzi a Salvini, da Conte alla Meloni appunto.

Se c’è una cosa che palesemente tiene uniti gli Italiani è la figura del Presidente della Repubblica: oggi Mattarella, ieri Napolitano, chiamati ad un supplemento di carica sull’orlo di una crisi istituzionale drammatica.

Ma poi queste riforme presidenziali, insieme all’ipotesi sciagurata dell’autonomia regionale differenziata, servono a qualcosa o a qualcuno? Non c’è italiano che non ne dubiti, e che  pensi che intanto vada integralmente applicata! ( il terno al lotto degli artt 3, 5, 49)

Ieri sono iniziate le consultazioni tra la Presidente del Consiglio e le delegazioni della sinistra, del terzo polo, dei 5S e del PD; posizioni variegate ma non conclusive ne dialettiche: la biglia d’acciaio del flipper batte tra i birilli luminosi, ma il totalizzare sembra stancamente fermo.

Francesco Chiucchiurlotto