ZAN ZAN ZAN

Berlusconi

Tre giorni fa, tre colpi di sciabola nell’aula del Senato: Zan…, Zan…, Zan  !!

Il primo colpisce al cuore la proposta di legge sull’omotransfobia, attraverso il meccanismo che il fantasioso gergo tecnico regolamentare del nostro Parlamento definisce “tagliola”; cioè in soldoni: poche chiacchiere, vediamo chi ha la maggioranza in quest’aula! quindi nessun esame articolo per articolo ma voto in blocco.

Poiché la Presidente Casellati concesse il voto segreto, ritengo correttamente trattandosi di una decisione che riguarda molto la sensibilità e la coscienza dei Senatori, il risultato è stato eclatante, ma non più di tanto, se si fosse prestata attenzione ai distinguo ed ai malumori già emersi.

I numeri sono impietosi per il centrosinistra: 154 voti a favore della “tagliola” e quindi per il rinvio a sei mesi, ricominciando da capo l’iter; 131 i no con quindi 23 voti scarto che significano 16 o 17 franchi tiratori che passano da una parte all’altra; forse questi cecchini sono molti di più, perché non è affatto escluso che dal centrodestra ci siano stati diversi favorevoli alla legge Zan.

Il secondo colpo di sciabola ha colpito di netto il PD ed il suo Segretario, Enrico Letta, ancora fresco del “trionfo” alle amministrative e del seggio riconquistato alla Camera, che vagheggiava però negandolo, un ricorso anticipato alle urne per consolidare quel successo.

Un brivido lungo deve essere corso lungo la sua schiena, perché la sua defenestrazione dalla Presidenza del Consiglio con sicaria manovra renziana e la sua fuga a Parigi, si rinverdisce nel ricordo della “Carica dei 101” subita da Pierluigi Bersani per l’elezione del Presidente della Repubblica nel 2013 che portò al prolungamento della Presidenza Napolitano ed alle dimissioni del Segretario e del Presidente (Rosy Bindi) del PD.

La terza sciabolata colpisce nientedimeno che Mario Draghi ed il suo governissimo, proprio nel pieno della manovra economica, delle riforme annunciate, dell’attuazione del PNRR e dei fondi strutturali UE.

Perché?: perché la destabilizzazione della maggioranza che lo sostiene, il ricomporsi di una intesa nel centrodestra da parte del federatore Silvio Berlusconi; la sua sempre più esplicita voglia di Quirinale che potrebbe anche non avverarsi, ma potrebbe costituire il plafond di una candidatura in cui far convergere i centristi sparsi, a cominciare dai renziani.

Così, col nuovo Presidente della Repubblica si consoliderebbe l’isolamento del PD e diverrebbe reale la formazione di un nuovo governo senza Mario Draghi.

Che queste elucubrazioni abbiano un fondamento è forse presto per dirlo; ma comunque si intravede il rischio che l’attuale Salvatore della Patria resti fuori dall’agone politico, mentre gli Italiani si troverebbero di nuovo in un marasma che stavolta potrebbe essere fatale.

Ma una soluzione a tutto ciò si comincia ad intravedere  in tutta la sua evidente e convincente forza: Draghi subito al Quirinale, per garantire 7 anni di stabilità all’istituzione più importante e da lì garantire anche un andamento governativo improntato ai valori europei, atlantici e democratici, con buona pace dei sovranisti, populisti, casinisti, che non durerebbero 5 minuti dentro quei valori.

Francesco Chiucchiurlotto