Rifiuti radioattivi, Ghinassi(Acquapendente): Scelte le 67 aree idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi. 22 sono nella Tuscia!

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E’ di ieri la notizia che, dopo ben sei anni, la Sogin (società di Stato incaricata della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) ha avviato la fase di consultazione con la pubblicazione della CNAPI (Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee per il deposito nazionale) per i rifiuti radioattivi, individuando 67 aree:  8 in Piemonte, 2 in Toscana, 22 nel Lazio, 2 in Basilicata, 15 in Puglia, 14 in Sardegna e 4 in Sicilia. Le 22 del Lazio sono concentrate nella Tuscia, di cui 15 nell’Area Interna Alta Tuscia-Antica Città di Castro, di cui Acquapendente fa parte. I Comuni di quest’area direttamente interessati sono: Arlena di Castro, Canino, Ischia di Castro, Montalto di Castro, Tessennano e Tuscania.

Angelo Ghinassi, Sindaco di Acquapendente, rende pubbliche due considerazioni sul tema: una sul metodo e una sul merito.

“Riguardo al metodo. La vera notizia è l’avvio della fase di consultazione con tutti i soggetti interessati, in particolare Regioni, Provincie e Comuni, che hanno ora 60 giorni di tempo per dimostrare che questo territorio è inadatto ad ospitare il Deposito Nazionale delle scorie radioattive. Per i Comuni si tratta, ancora una volta, di mettere mano al bilancio per dare incarichi a tecnici ed avvocati per dimostrare l’inidoneità dei siti individuati. Si auspica un percorso ad ampia partecipazione pubblica: in 60 giorni e in piena pandemia da Covid-19! Ritengo superfluo ogni commento. Dico solo che se l’obiettivo è quello di individuare un sito (e solo uno) dove ubicare il Deposito Nazionale delle scorie radioattive, c’era bisogno di scatenare l’inferno in 67 aree?

Per quanto riguarda il merito, giova ricordare le finalità di un’Area Interna. Un’area cioè dove devono essere attivati investimenti per lo sviluppo, per arginare il decremento demografico e rilanciare l’economia. Nell’Area Interna Alta Tuscia-Antica Città di Castro, che include 19 comuni con Tuscania capofila, sono stati individuati progetti di sviluppo principalmente in due settori: quello turistico e quello agricolo. In più una serie di interventi sulla sanità, sulla scuola e sui trasporti, al fine di rendere quest’area maggiormente attrattiva per chi ci vive e per chi potrebbe scegliere di viverci. Com’è possibile giustificare la presenza di un deposito nazionale di scorie radioattive? Anche in questo caso ogni commento è superfluo. Forse però una verifica preventiva sarebbe stata quantomeno opportuna.

Se questi sono i risultati a cui sono arrivati i tecnici della Sogin dopo sei anni di lavoro… è ora che la parola passi alla politica. A tutte quelle componenti politiche che hanno a cuore il destino del nostro territorio”.