Belcolle, primo trattamento con tecnica REBOA

trapianto Belcolle

Lo scorso 22 di aprile è stato eseguito a Belcolle il primo trattamento con tecnica REBOA (resuscitative endovascular balloon occlusion of the aorta) su un paziente di 42 anni con shock emorragico.

La procedura, innovativa su tutto il territorio regionale, rappresenta una nuova frontiera per il trattamento delle emorragie interne non comprimibili attraverso il posizionamento di un catetere a palloncino nell’aorta, eseguendo un clampaggio interno in grado di controllare il sanguinamento al di sotto di esso.

“Il paziente – spiega il direttore dell’unità operativa di Chirurgia generale dell’ospedale viterbese, Roberto Santoro -, è stato portato al nostro Pronto soccorso nella giornata di venerdì 22 aprile, in seguito all’improvvisa comparsa di una sintomatologia caratterizzata da dolori addominali di notevole intensità associati a pallore cutaneo, sudorazione, tachicardia e ipotensione.

Per tale motivo è stato sottoposto immediatamente agli accertamenti clinici-strumentali, tra cui una Angio-TC, con riscontro di un voluminoso ematoma retro-peritoneale causato dalla rottura di aneurisma splenico non noto. In seguito alla comparsa di uno stato di instabilità emodinamica, il paziente è stato portato rapidamente in sala operatoria da un’équipe composta da un rianimatore, un anestesista, due chirurghi generali, due chirurghi vascolari e due radiologi interventisti.

Contemporaneamente alla laparotomia abbreviata, è stato eseguito dai radiologi interventisti un accesso arterioso femorale utile al posizionamento di un pallone aortico che, gonfiato a monte della fonte di sanguinamento (in sede sovraceliaca), ha determinato un ripristino di una pressione sistolica adeguata alla corretta perfusione di cuore e cervello. Durante l’intervento sono stati eseguiti cicli di sgonfiaggio e gonfiaggio del pallone al fine di garantire una perfusione addominale sufficiente a limitare le eventuali complicanze ischemiche intestinali.

In condizioni di controllo vascolare assoluto, si è quindi proceduto all’intervento chirurgico di splenectomia previa legatura dell’arteria splenica all’origine, svuotamento della sacca aneurismatica, rimuovendo un voluminoso ematoma”.

Il decorso post- operatorio si è svolto nell’immediato regolarmente presso l’unità operativa di Rianimazione e, successivamente, presso l’unità operativa di Chirurgia Generale da dove il paziente è stato dimesso in decima giornata post operatoria in buone condizioni generali.

“Lo shock emorragico – prosegue il direttore del dipartimento di Emergenza e accettazione della Asl di Viterbo, Alberico Paoletti – è causa di 1,9 milioni di morti l’anno nel mondo, di cui 1,5 milioni sono di origine traumatica. Un approccio multidisciplinare al paziente emodinamicamente instabile in cui la mortalità è tempo dipendente consente di estendere il campo di operabilità a tecniche mininvasive complementari alla chirurgia.

In questo contesto la procedura nota con il termine REBOA è uno strumento che deve essere disponibile per l’utilizzo da parte di specialisti coinvolti nella gestione delle emergenze-urgenze emorragiche. L’obiettivo di questa procedura è quello di consentire un rapido arresto del sanguinamento garantendo contemporaneamente un adeguato perfusione tissutale e d’organo (cuore e cervello) attraverso un immediato rialzo pressorio. Quanto è stato messo in campo a Belcolle è un esempio significativo di come l’outcome di questi pazienti è fortemente condizionato dalla presenza di un team multidisciplinare e dall’utilizzo di tecniche e procedure salva-vita”.