COVID, Sepiacci: “Chiediamo alla Regione Lazio che fornisca a tutti i nidi le mascherine FFP2 o FFP3”

Come Associazione di Categoria chiediamo al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di attivarsi immediatamente, se ancora non lo avesse fatto, presso la struttura del Commissario di Governo all’emergenza COVID 19, il generale Francesco Paolo Figliuolo affinché, in tempi rapidissimi, vengano riforniti tutti i nidi privati del Lazio, sia quelli accreditati che quelli non, delle mascherine FFP2 o FFP3”, afferma il presidente dell’ANINSEI CONFINDUSTRIA LAZIO Goffredo Sepiacci, che poi aggiunge: “L’utilizzo di tali dispositivi di protezione è obbligo di legge e dovendo la Regione, a nostro avviso, provvedere non reputiamo assolutamente corretto che tale ulteriore spesa sia a carico dei gestori, già duramente provati dalla crisi economica seguente la crisi pandemica e da tutti i nuovi adempimenti resisi necessari per arginare il Covid”.

I nidi del Lazio riaprono dopo le feste natalizie ma la Regione Lazio non avrebbe ancora dato indicazioni in merito a quanto previsto dal Decreto Legge 24 dicembre 2021 n. 221 “proroga dello Stato di emergenza nazionale e ulteriori misure per il contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19” che all’articolo 16, comma secondo precisa che il Commissario Figliuolo deve provvedere alla fornitura delle mascherine FFP2 o FFP3 a tutte le strutture educative e scolastiche, compreso espressamente, quindi, anche il sistema dei Nidi privati che è di competenza regionale.

Si segnala che il Ministero dell’Istruzione ha già provveduto per le scuole dell’Infanzia di loro competenza.

Non dimentichiamo – sottolinea Sepiacci gli enormi sforzi economici già sostenuti dai titolari delle strutture private della prima infanzia per garantire la sicurezza dei luoghi di accoglienza dei bambini più piccoli e dei lavoratori”. “Sarebbe ingiusto e contra legem chiedere loro di sobbarcarsi tali ulteriori spese”, aggiunge il presidente di ANINSEI CONFINDUSTRIA LAZIO, che poi conclude: “i nidi sono ormai allo stremo e se dovessero chiudere migliaia di bambini si riverserebbero sulle strutture comunali, con ulteriore aggravio di spesa pubblica e incapienza dei posti, poiché sono già al completo”.