Alla luce di notizie apparse sulla stampa e sui social, il Comitato Amici per la riapertura del Sant’Anna di Ronciglione vuole offrire ai cittadini informazioni che permettano la formazione di una opinione fondata su dati di fatto.

«Infatti – scrivono – sono apparsi riferimenti al DM 70/2015, ed un messaggio (non tanto subliminale) secondo il quale questo decreto sarebbe causa delle problematiche dell’Ospedale Sant’Anna (smantellamento di servizi e del servizio di emergenza/urgenza in particolare). Per cui l’unico modo per salvare l’Ospedale sarebbe quello dimodificare il Decreto Ministeriale in questione.

Non e´cosí. Il titolo del Decreto Ministeriale del 2 aprile 2015 n.70 é “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”.

Si tratta pertanto di un REGOLAMENTO ATTUATIVO. Elemento sufficiente per capire che i riferimenti a modifiche possibili sono, per lo meno, azzardati. In effetti questo DM é solo l’atto di un percorso che inizia con la legge 883/1978 sull’Istituzione del SSN.

Basta leggerlo per comprendere che queste “linee guida”servono ad unificare, su tutto il territtorio nazionale, i minimi delle prestazioni sanitarie esigibili, da un cittadino,in qualunque regione si trovi. I LEA (livelli essenziali di assistenza) sono criteri unificati per tutti i cittadini italiani. Sono il risultato del lavoro portato avanti dalle  Sanitá  regionali e dal Ministero nell’ambito della Conferenza Stato Regioni, unico organo decisionale (e permanente) ed unico organo deputato ad ogni possibile modifica dello stesso. Chi voglia modificarlo deve rivolgersi alla propria Regione (Assessorato alla Sanitá) chiedendo di farsi carico di una richiesta di modifica o emendamento presso la Conferenza Stato-Regioni. Di modo che il Comitato Amici del Sant’Anna non ha obiezioni a che qualcuno portiavanti questa iniziativa. Noi però, coscienti del fatto che questa implica procedimenti e trattative che possono durare anni e il cui esito non é affatto scontato (realmente la Regione Veneto accetterebbe una modifica? o la Provincia Autonoma di Bolzano?) preferiamo seguire le indicazioni contenute proprio nel DM 70/2015.

Anche sulla base della risposta che il Ministero della Sanitá (lettera del 27/11/2018) ha dato al Sindaco di Cori,e indirizzata, per conoscenza, ad altri Sindaci fra cui quello di Ronciglione. Infatti è proprio questo DM quello che indica la strada a seguire (se si vuole  difendere il diritto alla salute dei cittadini dove esistano le condizioni per farlo). E cosí è in effetti. Il punto 9.2.2 (Allegato I)DM 70/2015 “Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate” recita, al paragrafo secondo (dopo che si è parlato delle aree di Trento e Bolzano): ”Tali situazioni esistono in molte regioni italiane per presidi situati in aree geograficamente e metereologicamente ostili o disagiate, típicamente in ambiente montano o premontano con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi, oppure in ambiente insulare”. Sembra quasi che sia stato scritto pensando a Ronciglione. E continua “In tali presidi ospedalieri occorre garantire una attività di Pronto Soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto….ecc.”. Il punto seguente dell’Allegato I (9.2.3) specifica meglio questa concetto (“Ospedale sede DEA di I livello. Spoke), dove, seppur limitandolo a un bacino di utenza di 150.000 persone minime (quindi ben lontane 70.000 del bacino naturale dell’Ospedale Sant’Anna) si mette in evidenza quale sia il modello operativo: precisamente Hub & Spoke, in funzione del quale una struttura centrale di livello superiore (Hub) si articola con differenti strutture periferiche (spoke). Cosa che peraltro già succede con gli ospedali di Civita Castellana e di Tarquinia. Ebbene analizzando questo aspetto si osservache l’azione della ASL di Viterbo, non solo sembra non prendere in considerazione il disposto del DM 70 (per essere più precisi: lo prende in considerazione solo per quanto riguarda gli “aspetti economici”), ma va in direzione contraria allo stesse disposizioni. Questa é la ragione per cui tutto il quadrante Sud della Provincia di Viterbo rimane sguarnito di servizi di attenzione assistenziale. Se si traccia una línea da Tarquinia (Ovest) fino a Civita Castellana (Est) si osserva l’assenza di servizi ospedalieri in un ambito territoriale di ben 15 comuni, per un totale di poco piú di 70.000 persone. Dire che questa situazione è causata dal DM 70/2015 rappresenta non solo una affermazione non vera, ma qualcosa che contraddice il testo stesso del Decreto in tutti i punti ( e sono tanti da risultare difficile citarli tutti) in cui il DM 70/2015 fa espresso riferimento alla “rete territoriale di servizi sanitari” senza i quali il modello proposto non riuscirebbe a sostenersi. Ripetere come un mantra che bisogna modificare queste testo per ottenere la riapertura dei presidi ospedalieri potrebbe anche avere un senso ad una condizione. Quella di rispondere alla seguente domanda: prima di proporre la revisione del Decreto Ministeriale 70 del 2 Aprile del 2015, non sarebbe il caso di applicarlo?».