Al Teatro Romano di Ferento “Edipo a Colono” con Mamadou Dioume

Edipo a Colono - Mamadou Dioume

Sul palcoscenico con quinte le mura storiche del Teatro Romano di Ferento è andata in scena una rappresentazione di Sofocle (in prima nazionale ha tenuto a precisare Patrizia Natale di Consorzio Teatro Tuscia) un drammaturgo ritenuto tra i maggiori poeti tragici greci “Edipo a Colono”, traduzione testi adattamento e regia di Gina Merulla.


Lo spettacolo che il pubblico ha apprezzato con notevoli e prolungate battute di mani è stato animato dalla disciplina coreutica di Carlotta Mancini, Lorenza Sacchetto, Fabrizio Ferrari, Alberto Bucco e David Mazi, il tutto arricchito dall’eccezionale performance del Maestro Mamadou Dioume, grande artista internazionale già attore e collaboratore di Peter Brook, e prodotto da CTM Centro Teatro Meridionale.

In molti pensavano che una rappresentazione concentrata su Edipo ormai vecchio e cieco giunge alla fine del suo viaggio: distrutto dalla Vita, dal destino, dagli Dei vaga come un mendicante alla disperata ricerca di un Senso, fosse pesante, invece le acclamazioni verso gli artisti hanno fatto comprendere che Sofocle è attuale, quasi vate di una società che fa guerre per bramosia di potere.

I presenti hanno capito e apprezzato la rappresentazione teatrale che ha fatto comprendere come Edipo non è nient’altro che lo specchio dell’essere umano e ne riflette la natura profonda.
Edipo interpretato dalla compagnia CMT è stata la messa in scena di come sono “tutti gli uomini”: la storia, le azioni, le estreme conseguenze e l’epilogo, la storia interiore dell’essere umano.

Il pubblico è stato ipnotizzato dalle espressioni di Mamadou Dioume e di tutti gli artisti presenti sul palcoscenico che hanno fatto vivere un viaggio nell’essere umano accanto a Edipo, dal suo arrivo a Colono fino alla sua discesa negli inferi.

Gli spettatori si sono ritrovati a sentirsi anche loro “Stranieri in terra straniera”, incarnazione di una “Creatura mostruosa” che chiede di essere accolta che desidera solo accettazione, quindi immagine dell’essere umano che cerca la salvezza tanto esteriore quanto interiore.

Ottima la regia di Gina Merulla che partendo dal Teatro di Ricerca ha rivisitato e trasformato un classico senza tempo per mezzo di differenti linguaggi artistici e nuovi codici espressivi derivati dalla positiva contaminazione di Teatro-Musica, danza e arti visive. Gli attori hanno dato vita ad uno spettacolo per mezzo dei testi del tragediografo greco che musica e silenzi hanno esaltato.