La famiglia Toscanelli Ludovisi e la Cappella di San Giobbe

La famiglia Toscanelli Ludovisi e la Cappella di San Giobbe

Questi nobili  di antica  tradizione, si erano  propagati nel corso dei secoli  ed ebbero importanti cariche nella città. Probabilmente furono un ramo dei Ludovisi di Bologna. Paolo fu avvocato concistoriale a Roma e Ludovico dottore in legge, gonfaloniere di Toscanella e sindaco generale del Comune. Avevano il loro palazzo con un’alta torre  nel quartiere di Poggio. Giacomo Gherardi  , detto il Volterrano, diplomatico per lo stato pontificio  a Napoli ed a Milano,  nel “Diarium Romanum” scrisse che il 16 maggio 1482, giorno dell’Ascensione di Gesù, nella basilica di San Pietro a Roma,  il venerando padre  Paolo Ludovisi da Toscanella  dell’ordine del giudici della Rota Palatina, uomo di  integerrima famiglia e di grandissima autorità presso tutti i curiali, perorò un’omelia. Francesco Giannotti scrisse :

“Nella chiesa di Sant’Agostino è la cappella del quondam messer Paulo De Ludovisis da Toscanella Auditore della Sacra Rota Romana, già molto famoso et eccellente, che fece quivi fabbricare nell’anno 1486, di cui il fratello che era conte, chiamato il signor Ludovico De Ludovisis, sotto dì primo de luglio 1494 fu creato Gonfaloniere del popolo de la medesima Città di Toscanella.”

Antonio Barbacci aggiunse che nella chiesa di Sant’Agostino  resta

“solamente di antico  un Cappellone sfondato fatto da Monsignor Paolo de Ludovicis all’uso di quei tempi, che ha sopra la sua iscrizione del seguente tenore:” REVERENDUS PATER DOMINUS PAULUS DE LUDOVISIS DE TUSCANELLA IURIS UTRIUSQUE DOCTOR SACRI APOSTOLICI PALATI CAUSARUM AVOCATUS HOC SACELLUM DIVI IOBI DICATUM FIERI IUSSIT MCCCCLXXXVI” .

 

La cappella è un vano con l’abside ed è coperta a crociera. L’arco in nenfro, la bellissima pietra locale di Tuscania, ha le paraste, cioè i pilastri agli angoli. Si notano il putto reggi stemma, il fanciullo che tiene con la  mano  lo stemma della famiglia (il terreno con gli steli e le foglie ) , le ghirlande di frutta, di fiori e di foglie, i mascheroni umani,  il fregio cioè la trabeazione posta tra l’architrave e la cornice,  con i cherubini  ed altre ghirlande .La decorazione scultorea è raffinata ed è di matrice toscana. Gli autori furono gli scultori fiorentini Pietro e Sebastiano di Antonio da Firenze, gli stessi che nel 1487 scolpirono il transetto della cappella Spreca nella chiesa di Santa Maria della Verità a Viterbo. Toscanella era sempre permeata dalla cultura toscana. La dedicazione a San Giobbe esaltò l’incrollabile pazienza del santo nel sopportare le sofferenze e le tribolazioni. Secondiano Campanari annotò che

“la nobile e antica famiglia Ludovisi prese anche il nome Toscanella. La prima notizia che io mi abbia di questa famiglia è del 1274.  … intanto dirò che i Toscanella chiamati un secolo dopo promiscuamente Toscanelli e De Ludovisis, cognome che venne loro aggiunto forse per ragione di ereditaggio, ebbero una cappella gentilizia nella chiesa di S. Agostino, dove è ancora un a fresco del 1400, e dove pure sotto il Cristo levato in croce veggonsi ritratti in costume ed abbigliati all’usanza de’ tempi uomini e donne di quella famiglia.”

La famiglia Toscanelli Ludovisi e la Cappella di San Giobbe

Nell’affresco degli Sparapane da Norcia  è raffigurata tutta la famiglia Toscanelli Ludovisi. Padre Paolo indossa la veste sacerdotale marrone con le rifiniture nere. Il colore marrone rappresenta la spiritualità e l’escatologia, l’aldilà. Il colore nero è segno di importanza. La berretta è di colore amaranto. Il fratello Ludovico è vestito con la cappa rossa e con la pelliccia. Il colore rosso rappresenta il potere. Il figlio giovane di Ludovico ha un farsetto , un giubbetto, porpora e le calze brache. Ci sono anche le quattro donne di famiglia con le camore, ampie e lunghe vesti. Due sono sposate, con i capelli raccolti e le due ragazze hanno i capelli più morbidi.

L’arcone di cappella nella chiesa di Santa Maria della Rosa , sempre in nenfro,  i pilastri , i piedritti, le candelabre, arricchite da festoni, tralci, girali, fiori e frutti,  sono tutti omogenei a quelli dell’arco di Sant’Agostino. Vi è la scritta: “SECUNDIANUS CIOTTUS DIVO ROCHO DICAVIT MCCCCCVI “  (1506) e lo stemma.   la famiglia Ciotti era una delle altre più importanti di Toscanella. San Rocco era molto venerato come protettore contro la peste.     Analogie a queste opera d’arte scultoree si possono riscontrare anche nel portale della chiesa di San Biagio.

Mauro Loreti