Visita guidata alla ri-scoperta dei cicli pittorici di Palazzo Franciosoni

Si è tenuta nel pomeriggio dell’8 maggio, in occasione dei festeggiamenti per lo Sposalizio dell’Albero a Vetralla, la visita guidata a Palazzo Franciosoni a cura del Prof. Simone Lupattelli. L’evento, reso possibile grazie alla disponibilità dei nuovi proprietari della storica dimora, Paola e Giovanni di Carpegna Gabrielli Falconieri, ha visto la partecipazione di più di 120 persone divise nei quattro turni di visita.

Il Prof. Lupattelli, in primo luogo, ha spiegato ai visitatori il motivo per cui, prima della metà del XVI secolo, non si trovi traccia, negli archivi, della famiglia Franciosoni, famiglia che, in realtà, c’era, si stava consolidando in ricchezza e prestigio, ma aveva un altro patronimico, Mariotti. Al pubblico sono state poi raccontate le fasi della costruzione del palazzo, dal progetto disegnato dall’architetto Jacopo Barozzi da Vignola alla direzione dei lavori di Giovanni Antonio Garzoni.

Dopo la visita al ninfeo, i visitatori hanno potuto apprezzare i dipinti della Sala delle Feste e della Caccia del piano nobile, l’ambiente più importante e rappresentativo del palazzo, la cui esecuzione è stata attribuita alla bottega di Antonio Tempesta. La guida ha quindi narrato, quadrante pittorico per quadrante pittorico, in una sorta di excursus, le scene rappresentate, da quelle della caccia a quelle che rappresentano le divinità dell’Olimpo.

L’analisi delle opere, a un metodo di ricerca tradizionale, ha affiancato quello più innovativo del compianto Prof. Enrico Guidoni, basato sull’individuazione e la spiegazione dei simboli, delle sigle e dei volti nascosti. È in questo contesto, come ha spiegato lo stesso Lupattelli, che si può ipotizzare il passaggio di Galileo Galilei a palazzo, durante il suo viaggio verso Roma, conseguentemente all’ingiunzione di papa Urbano VIII di presentarsi davanti al Tribunale della Santa Inquisizione. Agli indizi già divulgati in occasione della conferenza che si è tenuta il 9 aprile del 2022, in particolare quello della Veduta di Santa Croce a Venezia, dipinta nel palazzo e chiesa ubicata nel sestiere nel quale Galileo Galilei ha vissuto durante la sua permanenza a Venezia, se ne sono aggiunti altri. Come ha affermato il docente, infatti, una ricerca, per quanto ben fatta non è mai finita. È emerso un interessante collegamento tra la lettera G, dipinta nel quadrante pittorico di Artemide, dea della caccia, e la lettera G, dipinta nel quadrante pittorico che riporta il particolare centrale dell’Incendio di Borgo affrescato nella terza stanza vaticana da Raffaello. La suddetta lettera, presente sia nel nome che nel cognome dello scienziato, come ha spiegato Lupattelli, collega questi due quadranti, in quanto, il Vaticano dava “la caccia” a Galileo Galilei. Tra l’altro perché è stato scelto di rappresentare proprio l’Incendio di Borgo, chiede la guida al pubblico, forse perché lo studioso rischiava il rogo? Tra l’altro il disegno della lettera G è anche il logo del Museo Galileo Galilei di Firenze.

Lupattelli, inoltre, ha spiegato ai visitatori come l’interesse del Vaticano verso il palazzo vetrallese, si sia palesato già negli anni ’60 del Novecento con il prelievo, tramandato dalla tradizione orale da parte degli abitanti di Piazza Franciosoni, dell’archivio privato della nobile famiglia. Gli studi, ovviamente, proseguiranno, come ha spiegato lo studioso; la prossima tappa gli Archivi Segreti del Vaticano assieme alla Dott.ssa Enrica Sanetti, amica e archivista.